Storia d'assalto

Scipione, "eroe dei tre mondi" che ha reso grande Roma

Spagna, Africa, Siria: Publio Cornelio Scipione combattè su tre fronti per Roma e vinse ovunque. Diventando così uno dei più grandi condottieri della Storia

Scipione, "eroe dei tre mondi" che ha reso grande Roma

Spagna, Africa, Siria sono i tre scenari in cui Publio Cornelio Scipione divenne un vero e proprio eroe per Roma nel pieno del "Secolo d'Oro" dell'età repubblicana, quella compresa tra la seconda metà del III e il II secolo a.C.: un'epoca che consacrò la Res Publica come potenza attiva sull'intero bacino del Mediterraneo, pose le basi del dominio su cui poi si sarebbe consolidato l'impero e promosse le linee di rafforzamento della civiltà romana.

Sulla scia delle armate consolidate da Scipione i "figli di Marte" ruppero definitivamente l'idiosincrasia con gli spazi esterni alla Penisola. Consolidarono i domini sulla penisola iberica, si mossero contro l'atavico nemico cartaginese, colpirono a Est i successori siriani di Alessandro Magno. Ma la modernità dell'uomo noto a tutti come l'Africano per la vittoria su Annibale nella battaglia di Zama (202 a.C.) non si ferma qui: gli storici che parlano delle imprese di Scipione raccontano che l'entusiasmo del popolo romano, dopo il suo ritorno dall'Africa fosse così grande da portare a un movimento interclassista desideroso di proclamarlo console e dittatore perpetuo. La sconfitta del metus poenicus, la seconda e definitiva atavica paura sfatata da Roma dopo il metus gallicus, valeva per l'Urbe questi titoli. Ma Scipione rifiutò redarguendo severamente la folla che intendeva elevarlo a un potere di fatto, se non di nome, pari a quello di un re.

Il "cesarismo" fu però indubbiamente anticipato dalle manovre dell'uomo erede di Publio Cornelio Scipione, eminente esponente politico di Roma al cui fianco combatté, diciassettenne, nella battaglia del Ticino e a Canne. A suo modo rivoluzionario delle prassi politiche, anagrafiche e sociali di Roma, quando fu nominato edile in anticipò sull'età dichiarò: "Se tutti i Quiriti vogliono eleggermi edile, vuol dire che ho l'età richiesta". Come Cesare in Gallia sfruttò al confine tra fini personali e fisi pubblici l'Imperium proconsolare in Spagna; tra il 211 e il 210 a.C. Scipione si mosse proprio nella Penisola Iberica per costruire la sua carriera militare iniziando a diventare il flagello dei Cartaginesi.

Più avanti, Scipione riuscì a trasportare Roma oltre i suoi limiti, portando direttamente la guerra nel territorio punico. Un rovesciamento di fronte capace di trasformare la Res Publica in un vero e proprio impero mediterraneo, di portare oltre il Mare la battaglia per trasferire sul nemico il metus che aveva a lungo attanagliato Roma durante le scorribande italiane di Annibale. E proprio il faccia a faccia militare con Annibale a Zama si è sostanziato come uno dei crocevia storici più importanti. Nella storia del mondo antico l'importanza della seconda guerra punica è, senza esagerazione, fondamentale. Definitivamente liberatasi di Cartagine come grande potenza mediterranea, Roma diventa con il tempo dominatrice dei destini del mondo civilizzato introducendovi un'unità che durerà quasi mezzo millennio.

Scipione anticipatore della personalizzazione della politica repubblicana, Scipione comandante militare e conquistatore, Scipione fautore del Mediterraneo come spazio d'azione di Roma. Con una chiara visione geopolitica, fondata sul timore dell'alleanza tra due nemici lontani in caso di volontà di rivalsa cartaginese, al termine della carriera l'Africano aggiunse ai suoi tasselli la vittoria contro Antioco, re di Siria, che portò Roma ad aprire ponti con l'Oriente e il mondo ellenico. La guerra tra l'Occidente romano e l'Oriente seleucide cambiò in modo significativo gli equilibri delle forze politiche nel mar Mediterraneo, portando Roma a sottomettere i regni nemici nel Grande Mare e a mettere piede a terra nel mondo ellenico. Prima del conflitto ci fu il fugace incontro viso a viso tra Scipione e Annibale, ritrovatisi a Efeso per rispettive legazioni diplomatiche. Un incontro sottotono, ma un raro caso di faccia a faccia tra grandi uomini e grandi nemici. Un altro esempio di modernità.

Ultimo punto chiave della capacità politica di Scipione fu la proiezione con cui riuscì a solidarizzare con popoli diversi in diverse aree d'azione. Le popolazioni locali in Spagna, i Numidi di Massinissa contro Cartagine, i Greci e Pergamo contro Antioco: il dominio di Roma si costruì anche grazie a alleanze e sponde strategiche che fornirono una proiezione totale all'Urbe, garantirono le sponde per il controllo territoriale e mostrarono chiaramente il senso della missione che Roma si prefissava. Parcere subiectos, debellare superbos. Un motto a cui Scipione più volte si prestò come interprete in vita.

Gettando le basi per la grandezza di Roma fuori dall'Italia.

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