È possibile per lo Stato continuare a investire nel patrimonio artistico anche in tempi di crisi e tagli alla cultura? E possono i privati cittadini contribuire alla causa guadagnandoci? La ricetta proposta dalla Francia - le cui finanze non navigano in acque migliori delle nostre - è stata presentata in questi giorni a Paris Tableau, la più importante fiera d'arte dedicata alla pittura antica. Tra gli stand che accoglievano 22 fra i più prestigiosi antiquari del mondo, faceva bella mostra un'esposizione dedicata ai cittadini francesi che, proprio grazie a una originale normativa fiscale, oggi contribuiscono con le loro donazioni ad arricchire le collezioni dei più importanti musei transalpini, in primis il Louvre.
Il titolo della mostra, ideata proprio dal conservatore del Louvre Guillaume Kientz, è curioso: «Con riserva di usufrutto». I sei capolavori esposti sono infatti stati ceduti al più grande museo del mondo secondo la formula della nuda proprietà, con i donatori a mantenere il diritto di usufrutto dell'opera finché sono in vita. Per incentivare quest'azione di mecenatismo, il governo francese contraccambia con consistenti sgravi fiscali per i collezionisti che possono dedurre dal loro imponibile annuo il 66 per cento del valore dell'opera. «Questa normativa ha permesso nel Paese di allargare notevolmente il bacino dei donatori, che ormai non sono più soltanto i ricchi collezionisti ma anche privati cittadini che possiedono un'opera di valore e, senza privarsene, vogliono godere di immediati benefici fiscali» sottolinea Maurizio Canesso, tra i fondatori di Paris Tableau.
Ad alimentare la celebre tradizione del Louvre, dunque, non più soltanto magnati come i Rothschild, i Camondo o i David-Weill, ma anche appassionati più modesti con la voglia di contribuire al bene pubblico ma al contempo di fare anche un po' di cassa.
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