Una scrittrice "come se niente fosse"

Romanzo controcorrente di Letizia Muratori sui traumi mai cancellati da una gioventù difficile di una donna diventata autrice di romanzi ma costretta a lavorare in una radio per potersi mantenere

Una scrittrice e la sua confidente. Una penna. Soprattutto se accompagnata da un foglio di carta. La scrittura. Un romanzo. La scrittrice si racconta. La sua adolescenza. La sua gioventù. Un passato su cui svetta un insolito rapimento, sepolto nella memoria collettiva, ma non nella propria. Una nipotina che ignora tutto. Federica, la sorella dell'autrice, che respinge nell'oblio quella sventura, accaduta in una sera di carnevale. Dopo una festa alla quale non aveva partecipato, avendo preferito una settimana bianca. Senza l'allora fidanzato poi, nel tempo, divenuto marito, e padre della piccola Diana. Quei ricordi di una vita però nessuno è stato capace di cancellarli definitivamente. Nella mente della scrittrice riaffiorano sulla superficie della consapevolezza. Ed esplodono improvvisi, quando meno lo si attende. Appunto, come se niente fosse.

La scrittrice, anchor woman della radio per necessità di sostentamento e romanziera per vocazione e passione, si trova a coordinare un corso di lettura cui partecipano, casualmente, le protagoniste di quella gioventù sgradita. Compagne di classe. La sorella Federica, con la quale ha sempre avuto un rapporto difficile. Unica eccezione la nipotina Diana che, a 14 anni, s'innamora lei pure. Del protagonista di un libro. E fugge dal rapporto con il padre dopo averne scoperto alcune fotografie, nelle quali egli era ritratto in abiti femminili. E' il crocevia che porta al disvelamento del mistero. La scrittrice, finalmente liberata delle proprie remore, mette nero su bianco, in una biografia romanzata, la genesi di quel rapimento. E la piccola Diana può finalmente apprendere tutta la verità su quelle foto di papà in abiti femminili che tanto l'avevano irritata.

"Come se niente fosse" (Adelphi, pp. 140, euro 15) di Letizia Muratori si regge su questo asse e scava nel dramma interiore di una donna che solo apparentemente ha metabolizzato un passato difficile. Traumi che ritornano in una sorta di seduta psicoanalitica cui la scrittrice sottopone se stessa, fino a raccontarne ogni risvolto senza paura. E addirittura simulare a sua volta una sorta di sequestro delle interessate, costrette ad assistere al racconto di una verità scomoda. Una sorta di nemesi, insomma.

Più che una vendetta, il desiderio di far provare, seppur in scala ridotta, qualcosa di simile a ciò che la protagonista ha dovuto subire sulla propria persona. E che la superficialità e la sciatteria di tante conoscenti ha sminuito a livello di un'inutile complementarità.

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