P erché scrivere? Perché starsene seduti ore e ore, assecondando «quello strano disturbo del comportamento che costringe a trasformare tutti i sentimenti in parole scritte e che, pur mirando alla vita, riesce sempre a mancare il centro»? Ce lo spiega W.G.Sebald (1944-2001), il maggiore tra gli scrittori della sua generazione e non soltanto nei paesi germanofoni, ma a livello mondiale. In Soggiorno in una casa di campagna (Adelphi,pagg. 153, euro 18), raccolta di ritratti d'autore che ha valore d'intima confessione sul proprio «vizio della scrittura», il poeta W.G. e il germanista Max Sebald si prendono per mano. E s'incamminano sul sentiero dei Maestri, che hanno contato qualcosa nella biografia dell'artista.
Siamo al cospetto d'un inventario di affinità elettive, che mentre si disvelano per interposta persona - al solito, Sebald monta i suoi testi con un collage di foto,schizzi,tele e disegni -, mettono a fuoco i due nuclei fondenti di questo libro singolare.
Da una parte, per dire di sé e di quanto sia difficile «liberarsi della coazione a scrivere», che lo porterà a imbottirsi di analgesici all'ottavo piano dell'ospedale di Norwich, Sebald parla dei suoi scrittori preferiti in stile documentaristico. Dall'altra, essi vivono di luce propria, lasciandosi apprezzare come in un biopic proiettato in sala anatomica. Mordente il ritratto di Rousseau, nel 1785 fuggiasco sull'isola di San Pietro, in mezzo al Lago di Bienne (Svizzera francese). Il filosofo e romanziere sull'orlo dell'esaurimento nervoso, viene còlto nelle due stanze in cui abitò, «finché il Consiglio segreto di Berna non lo scacciò anche da quell'estremo rifugio». Una botola per sottrarsi ai visitatori, le casse dei libri mai disfatte, ecco «un uomo che, per parte sua, a nulla tanto aspirava, quanto al poter finalmente arrestare gli ingranaggi senza posa che gli giravano nella testa». Parla di sé, Sebald? Non c'è dubbio. Ma è Robert Walser, il passeggiatore solitario «così sprovvisto di ogni bene materiale e distaccato dai suoi simili», l'alter-ego più coincidente. Al punto che Sebald certifica una strana somiglianza tra suo nonno e l'autore che inventò i microgrammi (una grafia minuta da risultare indecifrabile) per nascondersi al mondo, allineando sette foto dei due.
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