Se a fare giustizia sono belve umane

Il nuovo "revenge noir" di Marco Vichi è una riflessione "brutale" sulla vendetta. Un romanzo ambientato nel (sotto)mondo dei clochard, dove innocenti e carnefici si confondono

Se a fare giustizia  sono belve umane

Si apre con una voce disperata che chiama giustizia il nuovo romanzo di Marco Vichi La vendetta (Guanda). Una voce che potrebbe essere sicuramente quella del disperato barbone che è protagonista del revenge noir costruito abilmente dallo scrittore fiorentino. Un grido che assume le parole di Frederich Dürennmatt per meditare sull’ingiustizia dell’esistenza umana: «E questa non è forse la finzione di Dio, per giustificare il fallimento della creazione? Chi è colpevole? Chi dà l’incarico o chi lo accetta? Chi vieta o chi non osserva il divieto? Chi emana le leggi o chi le infrange? Chi concede la libertà o chi se la prende?».

Ed è proprio lo spirito letterario e sociale del grande autore svizzero che sembra guidare per tutta questa tragica storia nera la penna di Marco Vichi.
La vendetta è un romanzo che sceglie di raccontare in maniera violenta e malsana il mondo dei clochard (così come fatto in precedenza da Jean Claude Izzo con Il sole dei morenti). Il protagonista è Rocco, un uomo che ha perso tutto nella sua vita: l’amore, la amicizie, la dignità. E da anni si aggira sotto i ponti del Lungo Arno di Firenze annegando i suoi tristi ricordi nel vino e non facendo nulla per uscire dalla sua tragica condizione di barbone.

È fuggito da tutto e da tutti, anche dalla Guerra. Si è rifugiato in un’esistenza da derelitto perché il suo migliore amico Rodolfo è riuscito a fargli perdere la sua futura sposa Anita, dipingendolo come un donnaiolo e un fedifrago. Lei prima si è disperata, e poi consolata proprio con Rodolfo. Quindi è scappata di casa finendo per fare la prostituta. E la strada l’ha trasformata in vittima di un sanguinario omicidio. Per cui, quando Rocco, molti anni dopo, vede appeso sui muri della città il volto sorridente dell’ex amico Rodolfo Stonzi, divenuto ormai biogenetista di fama mondiale, la rabbia risveglia in lui un desiderio di giustizia che dovrà in qualche modo sedare. Ad accompagnarlo nella sua pazza missione sono altri due sbandati come Steppa e Bobo.

Il primo è una «bestia» reduce dalla campagna di Russia che in certe serate strane è solito ammazzare donne per sfogare i suoi istinti, il secondo invece è un sopravvissuto ai campi di concentramento di Birkenau dove è stato torturato dagli assistenti di Mengele. Riuniti in una sorta di tribunale capace di comminare sentenze capitali, i tre barboni metteranno in piedi un piano diabolico per punire Rodolfo.

La vendetta è il terzo romanzo di seguito (dopo Morte a Firenze e La forza

del destino) in cui Marco Vichi esplora il tema dell’ingiustizia, e anche questa volta lo fa in maniera brutale e tutt’altro che consolatoria. Visto che gli innocenti, per ottenerla, devono trasformarsi in giudici e boia.

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