Se la vita ha ancora un senso cercalo dalle parti dell'Anima

Nel nuovo saggio di Marcello Veneziani, una riflessione sul rapporto tra corpo e spirito. Perché senza questo binomio resta solo il nulla...

Un quadro ottocentesco che illustra il percorso dell'anima
Un quadro ottocentesco che illustra il percorso dell'anima

Tutta la vita ruota intorno alla relazione tra anima e corpo, anzi la vita è la relazione tra anima e corpo. Relazione d'amore e di sofferenza, di tradimento e di nostalgia, di unione e separazione. La vita è il frutto della loro unione, ma anche della loro tensione. L'amore è il canto della loro unione che realizzandosi, renderà le parti combacianti ma non diventerà mai fusione, e questo genera inquietudine e passione. A volte l'anima tradisce il corpo, più spesso il corpo tradisce l'anima. Ma non c'è tradimento, patimento o separazione che non nasconda dentro di sé la velata promessa di ricongiungersi alla fine. La disperazione sorge quando si immagina il loro definitivo divorzio, cioè quando il corpo non sarà più animato. La morte segna il loro definitivo congedo. O quando si immagina che il diabolus, colui che separa, riesca ad allontanare per sempre l'uno dall'altra; allora si dice, ha venduto l'anima al diavolo. La tragedia di quel baratto è la sua irreversibilità e la beffa è che una condizione permanente viene scambiata con una condizione temporanea, si cede per così dire l'eternità in cambio del potere nel tempo.
Vi sono strade del corpo che portano all'anima e viceversa. Le emozioni, ad esempio, provengono dal corpo e dalle sue sedi più sensibili, come il cuore, e arrivano diritte all'anima. I sentimenti invece discendono dall'anima al corpo, muovendolo all'amore, all'affetto, alla commozione. I moti che produce l'emozione si chiamano impulsi, i moti che induce il sentimento si chiamano passioni. Non c'è vera passione che non susciti anima e corpo. L'anima è quel che resta, il corpo è quel che passa.

La mente è il punto in cui l'anima si volge a comprendere il mondo, è il punto di connessione tra la vita e il mondo, il reale e il possibile, la cosa e l'idea. La mente connette e comprende, e il suo cogliere il nesso tra la vita e il mondo, tra gli esseri, la loro assenza e la loro presenza, si chiama intelligenza. Quando la mente si rivolge all'anima e ne assume la guida, si chiama coscienza. Prendere coscienza significa in realtà vedere di un'azione il suo riflesso, cogliere il suo effetto assumendone consapevolezza. La mente è il punto di confluenza dell'anima col corpo, tramite gli organi neuro-cerebrali.
L'anima è il soffio vitale del corpo, la sua forma come la sua essenza, la sua origine e la sua destinazione. È il frammento dell'Essere che vive in ogni essere, la particella elementare che distingue e congiunge i corpi alla sua fonte.
Il corpo va, l'anima torna. Il moto del corpo è andare, mutare, crescere, deperire, fino a perire. Il moto dell'anima è tornare, a volte con la mente - e quel moto si chiama nostalgia - a volte col corpo stesso, tramite i sensi; infine col sesto senso, quello legato alla sfera invisibile.
Le epoche di crisi segnano la separazione tra l'anima e il corpo, l'atrofia dell'una e l'ipertrofia dell'altro, ma a volte anche l'inverso. L'anima, come il corpo, non attiene solo all'individuo, può esprimere anche un'entità multipla ma coesa, in modo che la diversità sia ricondotta a un principio di unità. Il senso di un corpo o di un'anima plurale è la sua unità. Si può parlare dell'anima di un popolo, di una nazione, di un movimento, di una famiglia, di un ordine, solo se c'è un motivo non provvisorio né banale né occasionale di unità. E lo stesso dicesi di un corpo che diventa tale se esprime un organismo, cioè un insieme differenziato e articolato ma collegato a un principio di unità.
Il corpo è immagine, impronta, ombra dell'anima all'anima si addice la bellezza e il ritorno. La bellezza più pura e raggiante, di cui il corpo è presagio e il cosmo è annuncio. E il ritorno più vero, essenziale, all'origine, che è la patria più cara, di cui è amabile perfino patire l'assenza in forma di nostalgia. Il moto ascendente dell'anima è appunto la nostalgia.

La nostra unica via di salvezza è l'anima. Non c'è salvezza nella storia, nella vita, nei beni, nella medicina, nei tempi e nei luoghi. E non troviamo più salvezza nella religione. Custodisce tesori, tramanda consolazioni, offre rifugi e carezze, riti e sacrifici; ma di più non può dare in ordine alla vita e alla morte, all'anima e ai corpi. L'unica salvezza è l'anima, da non confondere con l'io, la coscienza o l'immortalità personale. L'anima è l'unico filo di voce che ci porta fin dentro l'essere. L'anima schiude e conclude la nostra vita. Tutto perisce tutto deperisce, non resta che ripartire dall'anima, fonte luminosa nell'oscura intimità, fiato della vita vera. L'anima è la sede della nostra umanità e del suo superamento, l'anima è la sede della nostra individualità e del suo superamento. Curare l'anima è coltivarla, non pettinarla.

Portare in salvo l'anima è la nostra missione principale, come tedofori che portano a destinazione la fiaccola che illuminò la nostra vita e le dette una consegna: trasmettere l'anima al termine della corsa.
Se tutto fuori crolla, muta, si spaesa, l'ultima casa che ci resta, la più esile, la più duratura, è l'anima, rifugio estremo dell'essere che si spalanca davanti al precipizio dello svanire. Dall'anima conviene ripartire - principio vitale e suo superamento - per centrare e per fondare la vita interiore e la vita di relazione; per centrare e per fondare, la città, sia essa patria o mondo. Perché c'è l'anima dei popoli, delle civiltà, intreccio di indole, carattere e destino. È qualcosa di più lieve e più profondo dell'identità, l'anima, più inafferrabile e meno costruito, meno fisso, meno rigido, più flessibile, fluttuante, delicato. (...)

Come altro definire il punto reale dove si esprime e si coagula tutto ciò che pensi, vivi, ami, nel corpo e nella mente e nelle tue emozioni? Anima, è quel luogo. Se l'anima è un'illusione, allora è un'illusione tutta la vita tua, tutto il pensare e l'agire della vita che nell'anima trova il suo punto di raccolta. L'anima è la cripta di tutto quel che fu la nostra vita, il punto focale dove trova coscienza, memoria e sensibilità l'intero racconto in cui siamo immersi e che chiamiamo vita.

Alla fine quel che resta di noi è un alone dove si riassume l'immagine di un volto e, più sfocata, la sembianza di un corpo, il lume di uno sguardo, l'eco di una voce, più l'impronta di un carattere che è la traccia più cospicua, somma di mente e cuore riflessi nell'esistenza. Quel timbro di una vita lo chiamiamo anima.

© 2014 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano

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