Controcultura

"Siamo tutti snob, basta capire di che tipo: “Vorrei ma non posso”, aristocratici o anticonformisti"

Lo scrittore potentino ha scritto un "trattatello" sull’individuo raffinato ma alla moda diventato un modello per i nostri giorni. Ecco chi è, come veste, come vive

"Siamo tutti snob, basta capire di che tipo: “Vorrei ma non posso”, aristocratici o anticonformisti"

Maledetti snob!
Gli snob, si sa, sono insopportabili. Cipiglio, narcisismo, raffinatezza ridicola, e quell'atteggiamento di superiorità sul mondo, poi... E però sono ovunque. Per quanto apparentemente il termine snob sia un mezzo insulto - ed ecco il primo paradosso - a nessuno dispiace essere apostrofato come tale, anzi un po' ci inorgoglisce. E poi, ancora più strano - ecco il secondo paradosso - snob è una parola che in origine significava «cittadino di basso ceto», dall'inglese dialettale «ciabattino», e indicava una persona estranea all'ambiente colto e aristocratico, e poi finisce con ribaltare il proprio senso indicando proprio gli snobbatori colti e aristocratici... Quindi? Quindi meglio chiedere chiarimenti a un vero anti-snob, ma così «anti» da diventare «arci». Ed eccoci a disturbare Gaetano Cappelli di ritorno da una playa marateota - sono uno arci-snob può vivere a Potenza, lavorare a Roma (casa ai Parioli...) e riposarsi a Maratea - autore del «trattatello» Lo snob nella società dello snobismo di massa (Oligo, pagg. 92, euro 12).

A proposito, Cappelli: gli snob concedono interviste?


«Certo, anche se poi, al primo incontro in società, si fingeranno assai annoiati e pentiti per essersi prestati».


Lei sostiene che esistono tre tipi di snob. Cioè?


«Tre tipi e vari sottotipi, in realtà. Per cominciare, diciamo che lo snob più comune è il wannabe, il vorrei ma non posso, che ostenta modi altezzosi e sprezzanti cercando di identificarsi in una classe sociale di cui non fa parte. Ma snob possono essere, e molto facilmente lo sono, anche i veri esponenti delle élite. Gli aristocratici per sangue o per meriti. Nel mio pamphlet identifico infine lo snob del terzo tipo che è quell'individuo il quale, proprio per la sua vocazione a distinguersi dalla massa si terrà ben lontano da ogni conformismo, e mettici quelli assai pericolosi del sovranismo populista o della sinistra massimalista, ma anche del politically correct o della cancel culture, la sharia d'Occidente».


Nella società di massa, a fare lo snob non è la classe di appartenenza ma la postura. Quale è la postura classica dello snob?


«Dunque, il vero snob non gesticola, parla a voce bassa e mai di guadagni o somme spese, e in genere ignora perfino l'ammontare del suo conto in banca o, più frequentemente, del suo debito. Come trova volgarissimo far cenno ai propri problemi esistenziali senza il filtro dell'iperbole o della sottovalutazione ironica che sono la cifra stessa del suo modo d'essere».


Qual è l'habitat migliore per lo snob? La sinistra ricca e intelligente? L'editoria? La moda? I salotti letterari? Il mondo del cinema? Quello della finanza?


«Direi che ogni ambiente ha i suoi snob e che una buona parte delle persone colte ed eleganti tendono allo snobismo. Ma non solo loro! Oggi, tutti vogliono essere snob».


Milano e Roma: dove allignano gli snob?


«Sono due piazze assai diverse. A Milano i salotti ruotano intorno all'entourage delle gallerie, l'architettura boschivo-verticale, la moda, il design, l'editoria e hanno una sfumatura più severa e radical chic definizione che lo snob mai pronuncerebbe. A Roma l'atmosfera è più rilassata. Ci sono scrittori, cineasti, artisti, antiquari con base in London o Paris e diplomatici in licenza ordinaria da Hong Kong o Vienna o Budapest. Ma, soprattutto, tra marchese e principi moribondi, il fior fiore appassito della nobiltà più antica».


Il Bosco Verticale a Milano è snob?


«Lo è stato. Oggi si insinua sempre più il dubbio che sborsare una paccata di soldi per starsene in cima a una torre buia come forse solo un basso napoletano, è una roba da poveri nouveaux riches».


Che idee politiche professa lo snob?


«Il vero snob nessuna. E anzi stronca qualsiasi fede perché già il semplice credere in qualcosa comporta di per sé un coinvolgimento emotivo, un'imperdonabile calore».


Come si veste lo snob?


«La parola d'ordine dello snob è sobrietà. Così non seguirà mai le mode. Né tantomeno vestirà in maniera appariscente come il dandy, con il quale spesso viene confuso. Si può, in effetti, dire che il dandy è solo uno snob più colorato ed eccentrico. Quindi abiti classici anche se dall'aria assolutamente vissuta. Per dire, lo snob non parteciperà mai a una serata con uno smoking nuovo, come un qualsiasi parvenu alla sua prima uscita in società».


Cos'è l'eleganza per lo snob?


«Lo dirò con un esempio. Lo snob ovviamente snobba le griffe e marchi in vista, a meno che non campeggino su care vecchie cose che testimonino di un nobile passato: una cravatta blu crepuscolo anseatico di Gucci, una vetusta Lacoste sfoggiata in gioventù sui campi da tennis».


Cosa pensa lo snob del gay pride, il movimento LGBTQ, lo schwa e gli asterischi?


«Li osserva sorridendo. A chi gli parla dello schwa, obietta se non sarebbe meglio dire la schwa, visto che dovrebbe servire a rendere la lingua italiana meno dominata dal maschile. Trova inoltre la pretesa di imporre un alfabeto che non si può pronunciare, assurda come la pretesa che la terra sia piatta o l'idea di autodeterminazione del genere».


Chi è lo snob pop?


«È lo snob che ispirandosi a Andy Wharol, invece di snobbarla si appassiona alla cultura di massa».


Lo snob è mediatico? Usa i social?


«Può esserlo e nel caso lo si trova su Twitter, dove la non reciprocità tra follower e following serve a mantenere le debite distanze. Anzi, è proprio sui social che lo snobismo è oggi divenuto, paradossalmente, un fenomeno di massa».


Cosa pensa lo snob dei romanzi «di tendenza», i bestseller e i premi letterari?


«Lo snob legge solo romanzi infeltriti, rari, che recupera nella biblioteca di famiglia o dai bouquinistes sul lungosenna, col loro corredo di acari. I premi letterari li snobba, a meno che non lo includano tra gli invitati».
Andare alla finale dello Strega con un ventaglio rosa e la pochette arcobaleno è da snob o da provinciali?


«Ah ah ah. Marietto è un mio caro amico. Direi che il suo è un gesto snob pop».


Lo Strega è un premio snob?


«Lo è stato. Prima della riforma Petrocchi era un meccanismo di eliminazione infernale, paragonabile a quello dei salotti proustiani. Riuscivo a capire chi sarebbe stato il prescelto prima ancora della presentazione in concorso dei libri».


Chi è stato l'ultimo grande snob della letteratura italiana?


«Avrei detto Raffaele La Capria, ma poi quel faux pas sul sentirsi dimenticato dai lettori e dai librai come un esordiente qualsiasi!».


Mi faccia qualche esempio di intellettuali snob, oggi.


«Nel mio libro ce n'è un buon elenco. Da Nanni Moretti a Massimo Cacciari, da Rampini a Eco, da Merlo a Freccero, al trio Boldrini Murgia Cirinnà e che risate! Come con la generalmente ammirevole Natalia Aspesi che, in uno sbocco snobbish, scrive: A essere sinceri nessuno era meno erotico di lui, e sta parlando di Sean Connery».


Lei si considera snob?


«Io sono il loro burlador, ma ho ben a mente che Nella condizione attuale della nostra società, è impossibile non essere a volte uno snob. Lo scrisse l'impareggiabile William Makepeace Thackeray.

Era il 1848 e mi pare oggi più che attuale».

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