Snobbato dai critici miopi ma amato dal pubblicoIl destino di un autore popolare

Snobbato dai critici miopi ma amato dal pubblicoIl destino di un autore popolare

Piero Chiara (Luino, 23 marzo 1913 – Varese, 31 dicembre 1986) è stato un classico esempio di scrittore amato più dal pubblico che dalla critica. Come Giorgio Scerbanenco e Dino Buzzati, per citare due suoi contemporanei, Chiara non godette mai dei pieni favori dell'intellettualità autonominatasi «alta». Troppo popolare, troppo ruspante, troppo ancorato a un mondo piccolo e privo di slanci, veniva considerato. La miopia degli addetti ai lavori non vedeva la profondità del suo sguardo. Una profondità alla quale può anche aver fatto da schermo la sua pungente (e a volte greve, perché no) ironia ma che, scandagliando più in profondità le sue storie e i suoi personaggi, emerge chiaramente.

Fra i suoi romanzi più importanti, La spartizione (trasposto al cinema in Venga a prendere un caffè da noi, con Ugo Tognazzi protagonista), I giovedì della signora Giulia, La stanza del vescovo (anch'esso adattato per il cinema, da Dino Risi, sempre con Tognazzi, nell'omonimo film). Quanto ai racconti, la raccolta migliore è Viva Migliavacca e altri 12 racconti.

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