A soli 2,99 euro Pirandello da scaricare su ilGiornale.it

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Luigi Pirandello nacque ad Agrigento nel 1867, da una famiglia dell'agiata borghesia partecipante attivamente alla campagna garibaldina in Sicilia.

Pirandello si iscrive alla facoltà di Lettere dell'Università di Roma, dedicandosi soprattutto alla filologia romanza, ma, a causa di un forte litigio con un docente, conseguirà la laurea a Bonn, dove rimarrà come lettore d’italiano per un anno.

Nel 1893 decise di tornare in Italia, dove si sposò “combinatamente” con la figlia di un socio del padre.

Si trasferì in seguito a Roma, entrando nella vita culturale e letteraria del suo tempo: collaborò a numerosi periodici e strinse amicizia con Luigi Capuana.

Nel 1897 iniziò ad insegnare Letteratura italiana (stilistica) e nel 1908 diventò professore ordinario.

Nel 1903 una frana con allagamento distrusse la miniera di zolfo nella quale erano stati investiti sia i capitali di suo padre che la dote di sua moglie, la quale, si ammalò gravemente, cominciando a manifestare i primi segni di uno squilibrio psichico che la condurrà poi in manicomio. Pirandello reagì a questa situazione conducendo a Roma vita ritirata e lavorando intensamente, anche per far fronte alle difficoltà economiche.

Nonostante la sua intensa attività di scrittura, le sue opere rimangano piuttosto sconosciute. Sono di questo periodo: le sue novelle, raccolte poi col titolo Novelle per un anno, e i suoi romanzi (L'esclusa, Il turno, Il fu Mattia Pascal e altri), nonché i suoi saggi (in particolare L'umorismo).

Luigi Pirandello iniziò ad essere conosciuto, quando (a partire dal 1916) si dedicò quasi interamente al teatro. Le sue commedie si imposero al pubblico soprattutto dopo la fine della I guerra mondiale; da ricordare: Liolà, Pensaci Giacomino!, Così è (se vi pare), Sei personaggi in cerca d'autore, L'uomo dal fiore in bocca, Enrico IV e molte altre commedie.

Dopo il successo ottenuto in Italia, Pirandello inizia ad essere conosciuto e apprezzato anche all’estero.

Nel 1924 entrò a far parte del partito fascista e dopo 5 anni il governo Mussolini gli conferì i più grande riconoscimento ufficiale che si poteva dare a quel tempo ad un artista: lo incluse nel primo gruppo dell'Accademia d'Italia appena fondata (insieme a Marinetti, Panzini, Di Giacomo..). In questi anni assunse anche la direzione di una compagnia teatrale di Roma, che però dopo poco chiuderà.

Nel 1934 Pirandello ottenne un altro grandissimo riconoscimento: il premio Nobel per la letteratura. Mussolini, attraverso il Ministero degli Esteri, cercò subito di sfruttarne la fama internazionale sperando di usarlo come portavoce estero delle ragioni del fascismo impegnato nella conquista dell'Etiopia. Nel luglio del '35 infatti il drammaturgo doveva partire per Broadway, per rappresentare alcuni suoi capolavori e sicuramente sarebbe stato intervistato dai giornalisti. Ma Pirandello non assecondò la volontà del Duce.

Durante le riprese cinematografiche de Il fu Mattia Pascal, effettuate a Roma, si ammala di polmonite e morì.

Una delle caratteristiche della scrittura pirandelliana fu sicuramente il verismo caricaturale e grottesco, inteso evidenziare polemicamente i nessi logici della realtà, spesso frutto di pregiudizi borghesi.

Le tematiche che si ritrovano in tutta la produzione letteraria di Luigi Pirandello sono:il contrasto tra apparenza (o illusione) e realtà (o tra forma e vita), l'assurdità della condizione dell'uomo, fissata in schemi precostituiti, e le molteplici sfaccettature della verità.

Pirandello aveva maturato concezione relativistica dell'uomo, che rimane troppo assurdo per essere capito. Il borghese si dibatte fra ciò che sente dentro (sempre mutevole) e il rispetto che deve alle convenzioni sociali (sempre fisse e stereotipate). L’uomo, quindi, soprattutto quello borghese, si trova sempre diviso tra l’apparenza e la “reclusione” in schemi sociali, e la vita (un flusso di continue sensazioni che spezza ogni forma). Pirandello descrisse molto bene questo pensiero nella sua opera “Uno, nessuno Centomila”.

L’uomo, soggetto al caso, diventa marionetta dello stesso e rimane così privo di personalità. Incapace di dialogo, che diventa sterile e strumento di espressione di banalità, l’uomo rimane in balia dell’assurdo, che lo porta al suicidio o alla follia.

Di fronte a questa condizione, Pirandello afferma l’arte umoristica, unica soluzione in un’epoca decadente dove tutto è relativo.

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