A Fernando Pessoa non bastava essere tante persone. Voleva anche esser stato tante persone. Ma se per il suo molteplice presente abbiamo a disposizione la grande famiglia degli eteronimi, per il suo multiforme passato dobbiamo battere il sentiero dell'astrologia. Fra i 30mila documenti del lascito pessoano, ben 2mila trattano di astrologia. Se pensiamo poi che l'autore del Libro dell'inquietudine redasse ben 300 carte astrologiche e che si creò un «io» apposito, Raphael Baldaya, al quale attribuisce le opere Sistema di Astrologia e New Theory of Astrological Periods, comprendiamo come la lettura di «case», «effemeridi», «progressioni» e compagnia fosse per lui non soltanto una passione, ma un dovere. Messa fra parentesi, in Schizzo di un Trattato di Astrologia, il poeta ci ha lasciato una frase che spiega bene quanto egli prendesse sul serio questa materia: «Voler comprendere l'astrologia è una malattia metafisica. Deve essere accettata come la fisica o la chimica».
Nel volume Fernando Pessoa l'astrologo (Cavallo di Ferro, pagg. 176, euro 14,50, da oggi nelle librerie) Paulo Cardoso, con la collaborazione di Jerónimo Pizarro, ci offre l'intero firmamento di questo tormento e di questa estasi. Dopo essersi documentato sui testi che allora facevano scuola, dagli anni Dieci Pessoa si gettò anima e corpo in quest'avventura, senza più abbandonarla. «Il Gemelli Pessoa - chiosa Cardoso - fu multiplo, e tale fu anche la forma con la quale praticò l'astrologia». Nessuna accusa di dilettantismo, per carità, ma è chiaro che la tentazione di dare un'aggiustatina alla volta stellata era troppo grande. Pessoa ha fatto l'oroscopo alla sua rivista Orpheus, alla Restaurazione del Portogallo, alla Repubblica portoghese, e avrebbe voluto farlo anche al Portogallo in quanto tale, se soltanto ne avesse scovato data e ora di nascita. Ovviamente, lo fece anche a se stesso, collocando la propria morte nel maggio del 1935, dunque anticipandola soltanto di sei mesi per... colpa di due minuti di anticipo sulla propria data natale. Altrimenti, assicura Cardoso, ci avrebbe preso in pieno.
Ma soprattutto si esercitò sui grandi della Storia, con un occhio di riguardo ai suoi «colleghi» letterati, con i quali cercava (e trovava) punti di contatto astrologici. Le carte che a loro dedicò ci raccontano molto del Pessoa lettore. Lettore degli astri e dell'opera altrui.
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