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«Uno Stato cristiano e totalitario fondato prima di tutto sull'amore»

«Uno Stato cristiano e totalitario fondato prima di tutto sull'amore»

diÈ storicamente realizzabile una rivoluzione che abbia come protagonisti uomini che credono, anzitutto, nel primato dello spirituale? Il Portogallo d'oggi, il Portogallo di Salazar, è forse l'unico Paese al mondo ad aver tentato di rispondere a simili domande. Lo studio della sua storia moderna è tanto più istruttivo in quanto l'esperienza politica portoghese - inaugurata dalle prime Costituzioni liberali e dalle guerre civili d'inizio Ottocento - è oggi conclusa. Riportando il Portogallo nell'alveo del proprio destino storico, Salazar chiude un ciclo drammatico, alimentato da tutte le influenze e i confitti ideologici del XIX secolo, che ha conosciuto la preparazione latente della rivoluzione e la proclamazione della repubblica, le lotte tra i partiti, l'anarchia politica e, finalmente, la controrivoluzione, iniziata il 28 maggio 1926; Salazar chiude questo ciclo aprendone uno nuovo, diretto da princìpi completamente differenti e convalidato da una diversa tradizione. La sua rivoluzione morale e politica è riuscita; la migliore dimostrazione di ciò è la serenità e fecondità del Portogallo odierno, se paragonate al caos del passato regime. \
Come è stato possibile arrivare a una forma cristiana di totalitarismo, in cui lo Stato non confisca la vita di coloro che lo costituiscono ma fa sì che la persona umana (la persona - non l'individuo) conservi tutti i suoi diritti naturali? Si è detto e scritto così tanto sulla funzione e sui limiti della libertà, eppure mi sembra che alla fine la più prossima alla verità sia un'antichissima formula cristiana: «Ama - e fa' ciò che vuoi», disse sant'Agostino. Ma, prima di tutto, ama. L'amore assicura all'uomo uno stato di grazia in cui gli istinti della bestia sono placati. La carità raffina e un simile uomo, purificato, può esercitare a piacimento tutte le sue libertà; esse non metteranno a repentaglio la tranquillità del suo prossimo né chi le esercita produrrà danni alla collettività. La libertà, preceduta e nutrita dalla carità, è l'habitat migliore per il perfezionamento umano. \
Lo Stato salazariano, cristiano e totalitario, si fonda prima di tutto sull'amore. Agli occhi degli addetti ai lavori, tale affermazione potrà sembrare un'irresponsabile esclamazione da dilettante. Eppure, è la semplice riduzione ai minimi termini della rivoluzione e delle riforme intraprese da Salazar. Che significato avrebbero altrimenti la sostituzione dell'individuo (del cittadino) con la famiglia, nucleo irriducibile della nazione, e il ritorno alle corporazioni, considerate come collettivi sociali organici? E che altro significherebbe l'asserzione «non mettiamo in discussione la nazione... un bambino non desidera mai essere figlio di un'altra madre»? Tutto ciò non rappresenta altro che una variazione della medesima comunità organica fondata sull'amore: quell'amore che crea, unifica e valorizza la famiglia. Questa unità organica e irriducibile - come tale, l'unica a poter esercitare diritti politici - non prende vita se non attraverso un atto d'amore, con tutto ciò che porta con sé: l'umiliazione, il sacrificio, la rinuncia e la creazione. L'intera concezione sociale e statale di Salazar si fonda sulla famiglia e, in quanto tale, sull'amore. Le corporazioni, le municipalità e la nazione non sono altro che forme più elaborate di quella stessa famiglia portoghese. «Nazione unitaria» significa, secondo il dittatore del Portogallo, comunità d'amore e comunità di destino - termini che definiscono, per l'appunto, la famiglia. È alla luce di queste precisazioni che si può comprendere il miracolo realizzato da Salazar: uno Stato totalitario e cristiano, costruito non su astrazioni ma sulle realtà viventi della stirpe e della tradizione.

E questa creazione è tanto più straordinaria quando venga a compiersi al termine di un'evoluzione politica violentemente antitradizionale, anticristiana e ardentemente «europeizzante».

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