Tè, espadrillas, sigarette La vita di Fruttero con e senza Lucentini

Nel libro che la figlia Maria Carla gli ha dedicato, il ritratto di un uomo dal carattere pacato e dal talento straordinario

Tè, espadrillas, sigarette La vita di Fruttero con e senza Lucentini

Carlo Fruttero morì il 15 gennaio 2012, un anno fa, a Castiglione della Pescaia, due giorni dopo il naufragio della Costa Concordia, all'Isola del Giglio, neppure lontanissima. Il 14 gennaio, quando si seppe la notizia del disastro, poco prima dell'addio, Fruttero, notoriamente riservato, guardando le immagini in tv, disse alla figlia: «Mi spiace per loro, ma almeno la mia morte passerà in secondo piano». Le cose, a guardare i giornali del 16, non andarono affatto così.
Oggi, un anno dopo quei fatti, Maria Carla Fruttero, la figlia maggiore, ha fatto tre regali - a se stessa, a noi e al padre - pubblicando La mia vita con papà (Mondadori), dove, pur senza la scrittura di lui, che non si eredita, racconta molte cose di Carlo Fruttero. Tra cui queste.
Consigli In tema di scrittura, il suo grande insegnamento era: «Quando ha dei dubbi non aggiungere mai, taglia».

Ringraziamenti Almeno quelli sui libri, li odiava.

Sigarette Tante, tutti i giorni, tutta la vita. Nazionali, o e Gitanes, o Gauloise. Quando se n'è andato aveva a 86 anni, e a parte gli ultimi mesi stava anche bene.

Macchina per scrivere Olivetti, quella verde. Per le correzioni Tratto Pen nero. Mai usato il computer. Il cellulare lo usava solo se glielo passavano. Gli SMS che si trovano nel romanzo Donne informate sui fatti glieli scrissero in linguaggio Nokia la figlia e i nipoti.

Generi di supporto Durante la scrittura caraffe di tè freddo fatto in casa, frutta a volontà e biscotti secchi.

Fiabe sonore Quelle di Italo Calvino, suo amico, le metteva nel mangiadischi per calmare le figlie piccole.

Roccamare Frazione di Castiglione della Pescaia, Grosseto: la casa delle vacanze, della famiglia, della vita, dei libri, dei dolori, della morte. Lì andavano anche Citati, Calvino, ci passarono la Cardinale, Caterina Caselli e per alcune estati anche Roger Moore (un anno aiutò a spegnere, eroicamente, un gigantesco incendio). Poi divenne famoso come James Bond. E vendette la casa.

Urania Ecco quello che Fruttero scriveva alla famiglia quando andava a Moncourt, a casa di Lucentini, per scrivere a quattro mani prefazioni, traduzioni e romanzi, ai tempi di Urania: «Con Franco ce la caviamo ottimamente, io cucino, lui lava i piatti, nessuno dei due fa il letto. La casa è in ordine, e se non si va troppo a guardare non c'è poi tanta polvere».

La donna della domenica Si doveva intitolare La signora torinese.

Sopportazione Così scriveva alla moglie a proposito di Lucentini: «Certo lui va sempre lentissimo, sta fermo ore su una parola, batte e ribatte (8 volte perfino) lo stesso paragrafo, non lo dico per dire».

Depressione Ne fu circondato: la moglie ne soffrì per quasi tutta la vita. E Lucentini si suicidò.

Maurizio Costanzo Show Dopo La donna della domenica lui e Lucentini ci andarono spesso. Il mattino dopo, a scuola, compagni e professori ne parlavano alla figlia. Lei non lo ha mai visto, perché andava a letto presto.

Cappelli Quando scriveva, a casa o in giardino a Roccamare, per non essere disturbato dalla moglie e dai figli, impose una regola ferrea: quando aveva un capello in testa, di qualsiasi colore, tessuto o forma, era assolutamente vietato rivolgergli la parola. Pare che la regola funzionasse benissimo.

Sonnellini Lui e la moglie avevano l'abitudine di fare un sonnellino di due ore dopo pranzo.

Ditta F&L Il salumiere di piazza Statuto lo scambiava sempre per Lucentini.

Condanne Quello che i professori dicevano sempre alla figlia: «Con un padre come il tuo, non è possibile che tu scriva così male».

Pronomi Il giorno in cui dimisero il suo primo nipote dall'ospedale, Fruttero appuntò sul suo diario: «Da oggi dovrebbe diventare anche per noi “Matteo” anziché “il bambino”. Mi pare che in inglese un neonato mantenga per un po' il pronome it».

Franco Lucentini Iniziò a scrivere insieme con Fruttero alla fine degli anni Cinquanta e continuarono per mezzo secolo. È morto nel 2002. Così la figlia gli diede la notizia: «Aspettammo che si svegliasse, che si facesse il caffè e che ci raggiungesse. Poi, dopo la sua prima Gauloise, mi feci coraggio: “Papà, ho una notizia dolorosa da darti”. “Franco?”. “Sì Franco, purtroppo”. “Come?” s'informò. “Si è lasciato cadere giù dalle scale”. Silenzio. E poi: “E certo, non gli hanno dato alternative. Ha dovuto fare da sé, come sempre, fino alla fine. Povero Franco”».

Fabio Fazio A Che tempo che fa Fruttero andò la prima volta dopo l'uscita di Donne informate sui fatti (2006). Fu corteggiato a lungo, e si negava dicendo: «Alla mia età non ha senso. E poi chissenefrega di quello che dico io?». Alla fine accettò. Fu un successo e ci tornò altre volte. Fazio gli era molto simpatico. «È un bravo ragazzo», diceva.

Look Diventato leggendario quello sfoggiato la sera della finale del Campiello, con le celebri espadrillas gialle. La figlia in albergo aveva cercato di fargliele cambiare, e lui rispose: «Ho ottant'anni, sono uno scrittore, alla mia età posso vestirmi come mi pare. Se gli va bene così bene, altrimenti chissenefrega!». Bruno Vespa, che conduceva la diretta tv, ne fu entusiasta. Fruttero al Campiello arrivò quinto su cinque, ebbe però la standing ovation, cui rispose così: «Grazie, grazie a tutti. Ma non è il caso. Non sono mica George Clooney».

Creatività Al proposito, diceva: «Tutti parlano di creatività. Ma cos'è questa creatività? Ai miei tempi non si creava, si faceva. Io non creo, faccio».

Fede Si è sempre definito «non credente». Non andava a Messa, non diceva le preghiere, non credeva al Paradiso o nell'Inferno. Ma sul suo comodino - racconta la figlia - insieme ai Promessi sposi c'era sempre la Bibbia.

Italo Calvino Erano molto amici, e facevano le vacanze insieme. È morto nel settembre del 1985: ebbe un ictus a Roccamare e fu Fruttero a portarlo all'ospedale di Siena. Dove morì il 19 settembre, lo stesso giorno del compleanno di Fruttero. Ora sono sepolti vicino.



Vita Diceva: «La vita devi guardarla un pezzetto per volta, mai tutta insieme, altrimenti ti scoraggi e smetti di vivere». Che, a pensarci bene, è un po' come i libri: devi scriverli e leggerli poche pagine alla volta. Altrimenti non li inizierai mai.
Twitter@LuigiMascheroni

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