"Gli ultimi dei Mohicani" nella capitale del Barocco

Presentato a Modica il libro di Stenio Solinas

"Gli ultimi dei Mohicani" nella capitale del Barocco

"Signori e signori buonasera e benvenuti all’ultimo incontro letterario di via Nicolacci di questo Agosto netino 2013. Ospite d’eccezione il giornalista e scrittore Stenio Solinas, autore del saggio “ Gli ultimi dei Mohicani. Quel che resta della politica” (Bietti ) Dolcis in fundo o, visto l’argomento di dorososa attualità, in cauda venenum… Solinas non ha bisogno di particolari presentazioni. Lo conoscete tutti come editorialista de Il Giornale e come uno fra i pochi grandi inviati rimasti alla stampa italiana. In gioventù con Maurizio Cabona, Marco Tarchi e altri, è stato esponente di punta della cosiddetta “nuova destra”, che si rifaceva all’idee dell’amico intellettuale francese Alain De Benoist. Semplificando per ragioni di tempo, il suo tentativo di una destra moderna in una Nazione italiana già gli è valso l’accusa di fascista in anni molto difficili per la democrazia italiana…" ha così introdotto Felice Modica, scrittore e imprenditore, nome ben conosciuto nell’aristocrazia siciliana. Per dirne solo una, mentre Stenio si laureava a Roma con una tesi sul “pericolo reazionario, “teorizzatore della società degli apoti” rispondente al nome di Giuseppe Prezzoliio, presidiavano la seduta di laurea le pantere della polizia e i muri dell’Università La Sapienza erano “abbelliti” da eleganti scritte istiganti la gente di buona volontà “ad appendere Solinas a testa in giù”. Pratica evidentemente molto nobile e ben collaudata. Davanti a una folta schiera di spettatori attenti che sedevano su eleganti sedie in ferro e che occupavano via Nicolaci, la via più bella di Noto, dove si trova anche Palazzo Modica l’omonimo ristorante gestito dal figlio Alessandro che da piano terra fino al piano nobile ha allestito un museo della sua aristocratica famiglia. Ben otto generazioni si susseguono producendo vini e cultura.

A fare da fondale alla presentazione del libro di Solinas la bella chiesa barocca di Montevergine. L’autore e Felice modica se ne stavano seduti a un tavolo ricco di candelabri settecenteschi dai quali spuntavano una serie di candele che illuminavano i volti, luci e atmosfere che ben si sposavano con la città barocca in festa per il suo patrono, San Corrado. Così tra una chiacchierata e l’altra, qualche domanda che andava a scovare nel passato del vissuto politico della nostra Italia la serata è trascorsa tranquilla senza tensione ma nel segno di una attenta coscienza civile.

“Gli ultimi Mohicani” racconta la fine della politica, vale a dire la scomparsa di tutto ciò che stava dietro alla politica, dalle ideologie ai partiti agli intellettuali e alle masse, e la sua sostituzione con un a realtà sempre più di apparato, nella quale la vocazione ha ceduto alla retribuzione. Gli ultimi dei Mohicani sono tutti quelli che non si rassegnano a vedere scomparire quella cosa nobile della vita umana che si chiama politica.

“Solinas – ha ricordato Modica – è figlio di un generale della Folgore, decorato con medaglia d’argento per avere difeso Roma dai nazisti. Ma Solinas conoscendolo un poco, posso dire che così forte e radicato è in lui quello spirito anarcoide che me lo fa riconoscere un fratello maggiore..”. Solinas di conti con il passato ne ha fatti parecchi e senza concedersi sconti, attraverso libri, convegni, dirigendo le pagine culturali de Il Giornale, facendo l’inviato e persino quando scrive di cultura. Va ricordata la splendida antologia “C’eravamo tanto a(r)mati” (Settecolori) con Maurizio Cabona; gli anni di Piombo visti attraverso i ricordi personalizzati di alcuni personaggi come Paolo Isotta, Armando Torno, Gianni Rivera, Francesco Guccini, Alberto Camerini, Massimo Cacciari, Massimo Fini, Stella Pende, Oliviero Bea, e anche il pamphlet “Facciamola finita con la Destra” (Ponte alle Grazie) che ha consacrato il suo splendido isolamento politico. Isolamento inteso come aristocratico riscatto trasfuso su alcuni contemporanei editoriali scritti per Il Giornale. “Stenio è rimasto, senza mai esserlo stato, il fascista di sempre” e attualmente una ufficiale presa a distanza di una destra mai nata. Se avesse seguito i consigli di sua madre avrebbe fatto una folgorante carriera, lui che si aggiudicò il Premio per il Bimbo più bello di Roma; ma che dire della sua somiglianza fisica con Massimo D’Alema e persono simile nella voce nel tono di parlare di intercalare frasi e pensieri. Con tono accademico Solinas risponde: “Non confermo e non smentisco”. Avrebbe anche potuto dire “non mi somigli per niente” con la voce di Johnny Stecchino di Benigni.

Condividendo con “Spezzaferro” una grande passione per il mare, dalla penna di Stenio è uscito il libro “Percorsi d’acqua” (Ponte alle Grazie); non contento ha imparato l’arte della vela scrivendo “Da Parigi a Gerusalemme sulle orme di Chateubriand” (Vallecchi) ripercorrendo con gli stessi mezzi il viaggio. Questo sardo-calabro ha funzionato anche con “Compagni di solitudine” (Ponte alle Grazie) e “Vagabondo” (Settecolori). Il primo rimane nel cuore di tutti, è un viaggio introspettivo che Solinas fa con la sua sensbilità unica attraverso la sua coscienza e le sue letture più care”.

Gli amici di un tempo lo amano ancora, i suoi nemici non riescono a scordarlo proprio per le sue convergenze parallele.

Cosa resta della politica? Come salvarsi l’anima? La risposta di Solinas è pessimista, legata a istanze meramente individualiste, ma siamo certi che dentro di lui qualcosa “fermenta” ancora (visto che l’autore ha davanti il primo prosecco Modica, in via di perfezionamento delle Cantine Modica) e siamo certi che qualche miracolo queste uve lo possono f

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