di Nicola Crocetti
Aria di solitudine, dio trasparente
che edifichi in segreto la tua dimora
su pilastri di vetro di quali fiori?
sulla galleria illuminata
di quale fiume, di quale fonte?
Il tuo santuario è la grotta di colori.
Lingua di splendori
parli, dio nascosto,
all'occhio e all'udito.
Solamente nella pianta, nell'acqua,
\[nella polvere ti affacci
con il tuo vestito d'ali di colombe
risvegliando la freschezza e il movimento.
Sul tuo cavallo azzurro vanno gli aromi,
Solitudine diventata elemento.
(Traduzione di Daniela Bellon)
L'attività diplomatica concilia l'ispirazione poetica (e a volte favorisce l'assegnazione del Nobel: Saint-John Perse, Seferis, Neruda, Octavio Paz). Alla nutrita schiera degli ambasciatori-poeti appartiene l'ecuadoriano Jorge Carrera Andrade (Quito, 1903-1978), anche lui candidato al Nobel. Figlio di un magistrato, dopo gli studi entra nella carriera diplomatica e inizia un'instancabile serie di viaggi che lo portano in Francia, in Giappone e negli Stati Uniti. Le sue peregrinazioni lo inducono a stabilire un dialogo con le cose che lo circondano e lo convincono che l'unica salvezza per l'uomo è l'integrazione con la natura. La società, per Andrade, è falsa e artificiale, popolata di «cittadini di nebbia», «mercanti di vespe», «guardiani di un paradiso incerto», mentre lui, forestiero smarrito nel pianeta, è «l'agente segreto delle nubi», «emissario dell'altezza», cacciatore di nuvole cui spetta il compito di riconciliare l'uomo col pianeta sfregiato dal progresso. Molta sua poesia ha infatti al centro il ritorno alle origini, alla comunicazione con l'universo fatto di uccelli, di alberi, di memorie e di uomini.
Protagonisti dei suoi versi sono i passeri che afferrano nel becco «la perla del buon tempo», le zanzare che «setacciano il silenzio», la mela fragrante nipote del corozo, che «invano si difende dalla morte tra i denti», «l'uva dallo sguardo verde», che «mostra le sue lacrime congelate»... E simbolo della purificazione, per il poeta, è l'acqua, che nel suo perpetuo frangersi contiene l'eterno morire e l'eterno rinascere.
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