di Nicola Crocetti
O splendido ponte ferroviario sull'argenteo
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È considerato il peggior poeta inglese della storia. Eppure lui aveva una fede smisurata nella propria poesia. William Topaz McGonagall nacque nel 1825 a Edimburgo, ma trascorse quasi tutta la vita a Dundee. Nel giugno del 1877 sentì la voce della Musa che gli intimava: «Scrivi! Scrivi!». Obbedì, e compose oltre 200 poesie, cantando bellezze naturali, personaggi famosi, episodi storici, disastri ferroviari e marittimi, incurante della metrica stiracchiata e dello stile naïf, preoccupato solo che i versi rimassero sempre e comunque. Le sue letture scatenavano l'ilarità del pubblico, che gli lanciava ortaggi. Era anche attore, e le sue interpretazioni di Shakespeare riempivano i teatri, perché gli spettatori morivano dal ridere. Lui, imperterrito, continuava a considerarsi grande attore e sommo poeta, solo un po' incompreso. La sua poesia più infame, e più famosa, è Il disastro sul ponte del fiume Tay, ispirata a un incidente ferroviario nel 1879.
L'ambizione e la fiducia in sé erano talmente smisurate che un giorno si recò a piedi al castello reale di Balmoral per leggere le sue poesie alla regina Vittoria. Per poco non fu arrestato. Un riconoscimento reale tuttavia non gli mancò. Il re di Birmania lo nominò «cavaliere dell'Elefante Bianco». Era una beffa, ma il bardo di Dundee, ignaro, si fregiò dell'onorificenza fino alla morte, nel 1902.
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