di Nicola Crocetti
Corpo e Spirito affidai per intero
A severi Istruttori - e ne ricevetti un'anima...
Al mio unico regno.
Se un mortale poté cambiarmi tanto
Da quel che ero - che mai non potrà fare Iddio?
I
Dando tutto perdemmo tutto.
Non lacrime per noi né lodi.
Sappiate solo che in tutto
È la Paura, non la Morte, che uccide.
II
Da villaggi in terra lontana venimmo
Per salvare l'onore e un mondo in fiamme.
In villaggi in terra lontana dormiamo;
Il mondo che vincemmo vi affidiamo!
(traduzione di Alberto Rossatti. Il primo epitaffio s'intitola La meraviglia, il secondo Due cippi canadesi)
Indro Montanelli non aveva un buon rapporto con i poeti. Una volta gli domandai perché. Mi rispose: «Perché mi sono sempre chiesto: e se poi quello che scrivono vuole veramente dire qualcosa?». Infatti, degli articoli di Mario Luzi, che per un periodo fu critico letterario del Giornale, diceva: «Un si 'apisce nulla». Eppure scrisse un ritratto memorabile di Ezra Pound, e mi confessò che nutriva grande ammirazione per Rudyard Kipling (1865-1936), Nobel per la Letteratura nel 1907, forse perché, come lui, fu corrispondente di guerra, ma, soprattutto, perché scriveva in modo semplice e comprensibile.
Kipling è un poeta cult. Anche chi abbia letto solo Il libro della giungla, Capitani coraggiosi e Kim, e non i versi dello scrittore britannico, conosce certamente la celeberrima If: «Se non perdi la testa quando tutti intorno a te/ La perdono...», «Se sogni ma non ti fai dominare dai sogni...», «Se fai un solo mucchio di tutte le tue vincite/ E le rischi in un sol colpo a testa e croce...», «Se sai parlare alle folle e serbare la virtù,/ O marciare con i re senza perdere il favore popolare... Tua è la terra e tutto ciò che è in essa,/ E, più ancora, sarai Uomo, figlio mio!».
Di Kipling sono state ritrovate pochi mesi fa in un archivio privato 50 poesie inedite.
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