Il verso giusto Glorificazione Rudy, le parole del divo muto

di Nicola Crocetti

Le braccia della terra irruppero attraverso le zolle
e serrarono i loro pugni con derisione
perché l'argilla non sa il potere divino,
ha solo una visione terrena.

Il dito di Dio tracciò nel cielo
un segno di fuoco possente:
«Vieni, sono io la Vita»,
ma la terra non poteva arrivare così in alto.

Con la forza sua tutta,
la terra lottò e fu sconfitta,
ma Dio protese la sua amorosa mano
e la Terra fu glorificata.


(Traduzione di Antonio Miredi)

«Nessuno come lui ha saputo dire tanto senza parole», scrisse Luigi Barzini. Eppure, Rodolfo Valentino, la stella più fulgida dello star system hollywoodiano, il divo più sexy della storia del cinema, è stato anche un non disprezzabile poeta. Mito senza voce della celluloide, cercò nei versi la parola che il cinema muto gli negava, una rivalsa al fastidio delle orde di fan che riempivano le sale di tutto il mondo e alle calunnie dei critici che sbeffeggiavano la sua recitazione «comica». E un po' ingenuamente, con dignità, com'era nel suo carattere, consegnò all'umile musa poetica i suoi Day Dreams, Sogni a occhi aperti, come definiva i propri versi.
Nasce Rodolfo Guglielmi a Castellaneta, presso Taranto, da un ex militare e da una nobile francese, nel 1885, praticamente coetaneo del cinema. Infanzia e adolescenza sono costellate di mortificazioni, il collegio dove studia lo espelle per indisciplina. Tenta la fortuna a Parigi, dove impara a ballare, e nel 1913 si imbarca per l'America. Dopo i primi anni difficili, si trasferisce a San Francisco, poi a Hollywood. Adotta il cognome di Valentino, lavora come comparsa, finché nel 1921 interpreta I quattro cavalieri dell'Apocalisse. È la gloria, il denaro, donne a profusione. Diventa l'icona romantica della bellezza e del desiderio. Il sogno si spezza nel 1926, quando il mito muto muore a 31 anni proprio quando il cinema comincia a parlare. La prematura scomparsa lo consegna all'effimera immortalità dell'umana mitologia.

I suoi umili sogni a occhi aperti escono a New York sei anni dopo la sua morte, con una premessa in cui Valentino allude a «un canto di labbra tacite». Ignorato per decenni, il libro esce in Italia nel 1995. Legioni di poeti dilettanti potrebbero riconoscerselo amico, collega, compagno.