di Nicola Crocetti
L'ingrato che mi lascia, cerco amante;
l'amante che mi segue, lascio ingrata;
costante adoro chi il mio amor maltratta;
maltratto chi il mio amor cerca costante.
Chi tratto con amor, per me è diamante,
e son diamante a chi in amor mi tratta;
voglio veder trionfante chi mi ammazza,
e ammazzo chi mi vuol veder trionfante.
Soffre il mio desiderio, se a uno cedo;
se l'altro imploro, il mio puntiglio oltraggio:
in ambi i modi infelice io mi vedo.
Ma per mio buon profitto ognor mi ingaggio
a esser, di chi non amo, schivo arredo,
e mai, di chi non mi ama, vile ostaggio.
(Traduzione di Angelo Morino)
Figlia illegittima di un nobile spagnolo e di una donna creola, ingegno precocissimo (a tre anni legge e scrive), dominata da una passione irrefrenabile per lo studio, Juana Inés de la Cruz nasce nel 1648 in una masseria a 60 km da Città del Messico. L'immensa biblioteca del nonno fornisce nutrimento ai suoi appetiti intellettuali. Adolescente, accetta di monacarsi come carmelitana scalza a Città del Messico per vivere in solitudine con migliaia di libri e dedicarsi alla scrittura. La sua cultura diventa leggendaria e stupisce i sapienti del tempo. Suor Juana trasforma il parlatorio del convento in un salotto letterario, in cui riceve i più bei nomi della nobiltà, come il vescovo e la viceregina. In preda a un furore creativo, scrive di tutto: poesie, saggi, opere di scienza e teatro, di filosofia e teologia.
Ma il plauso generale e le lodi alla sua eccezionale cultura e bellezza le causano presto invidie, reprimende e persecuzioni, che lei vive come un martirio. Artefice delle intimidazioni è il nuovo arcivescovo della capitale, Francisco Aguiar y Seijas, un gesuita misogino e iroso, fautore della «santa ignoranza» delle religiose, il quale richiama la monaca all'obbedienza. Per niente intimorita, anziché fare atto di pentimento e sottomissione, lei risponde con un'appassionata autodifesa, rivendicando il diritto allo studio e alla conoscenza da parte delle donne. Ne nasce uno scandalo enorme.
Ma per quanto orgogliosa e combattiva, suor Juana è pur sempre una cattolica convinta, e i sensi di colpa la inducono infine a cedere al fanatismo dei suoi persecutori: rinuncia a tutti i suoi beni, alla poesia e, strazio supremo, alla sua biblioteca, una delle più ricche dell'epoca in America. Muore nel 1695, contagiata dalla peste mentre assiste le consorelle.
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