Donato Carrisi è uno scrittore che ama le sfide ed ama vincerle con i lettori. Con Il suggeritore e Il tribunale delle anime è riuscito a conquistarsi di diritto la posizione di maestro del thriller riuscendo a conquistarsi un posto di eccellenza non solo in Italia ma anche in Francia e negli Stati Uniti e con La donna dei fiori carta (Longanesi) Carrisi decide di reinventarsi proponendoci una storia che un singolare incrocio fra un noir, un romanzo di guerra, una pièce teatrale e un feuilleton d’altri tempi. Tutto ha inizio sul Monte Fumo, durante la Prima Guerra Mondiale, quando un ufficiale medico austriaco è costretto a interrogare un prigioniero italiano per scoprirne l’identità. Il misterioso soldato svelerà il suo segreto raccontando al dottore la vita di un’incredibile narratore di storie di nome Guzman (la cui capacità di raccontare è legata indissolubilmente all’arte di fumare) e la cui identità è collegata con il destino di uno degli ultimi passeggeri del Titanic. La donna dei fiori carta è un progetto nato per scommessa come ci svela lo stesso Carrisi: «All’incirca tre mesi fa, un giornalista durante un’intervista si disse scettico sul fatto che potessi applicare le regole del thriller a una storia diversa da quelle che avevo scritto fino ad allora. Ho raccolto la sfida e gli ho promesso una storia d’amore e avventura che contenesse tre cose: un inizio fulminante, un mistero realmente esistito e tuttora irrisolto e, da ultimo, un finale inimmaginabile. E poi, dopo due romanzi scurissimi, avevo voglia di cambiare luce e insieme dare qualcosa di diverso ai lettori che mi hanno seguito fin qui...».
Che immagine ne viene fuori della guerra di trincea del 1915-18?
«È difficile per noi oggi identificarci con quelle generazioni di giovani soldati. La morte per loro era l’ultimo dei problemi, la sofferenza a cui erano sottoposti era ben peggiore della stessa morte. Le storie che ho letto per documentarmi sono piene di inenarrabili atrocità. Il nazismo, Hitler e i campi di sterminio hanno marchiato la Seconda guerra mondiale nella Storia e nell’immaginario collettivo in maniera potente, ma ciò ha prodotto anche l’effetto di far dimenticare al mondo che la Grande Guerra, dal punto di vista militare, è stata più cruenta. In ogni caso, nel mio romanzo la guerra è solo uno sfondo. Volevo uno scenario terribile in cui far avvenire qualcosa di... miracoloso».
Il fumo ha un ruolo importante in questa storia?
«Fondamentale, direi. Volevo raccontare un eroe con tutte le caratteristiche opposte a quelle degli eroi. Un avventuriero per caso, un paladino dell’ozio, non bello ma capace di attrarre donne straordinarie, bugiardo ma, in fondo, sincero. E il fumo era la sintesi perfetta della sua pigrizia. Il mio è un protagonista involontario».
Come ha scovato il mistero legato al Titanic che è al centro della trama?
«Dopo aver visto il film di Cameron mi sono domandato perché inventare di sana pianta una storia d’amore come pretesto per raccontare il Titanic e, invece, non cercarla fra le migliaia di storie reali dei passeggeri del transatlantico. È stato così che mi sono imbattuto nella vicenda dell’uomo che fumava sul Titanic. Mentre la nave si inabissava, un passeggero di prima classe fumava tranquillamente sul ponte... dando inizio - forse involontariamente o forse chissà - a uno dei più affascinanti misteri del Titanic...».
«La donna dei fiori di carta» per certi versi sembra un film di Giuseppe Tornatore?
«Il complimento che mi fanno più spesso, e che mi riempie sempre di orgoglio, è che leggere i miei romanzi è come guardare dei film. Se io sono lo scrittore che imprigiona le immagini nelle parole, Tornatore è certamente il regista che evoca le immagini dalle parole. I suoi film sono romanzi che prendono forma e colore. Credo che lui e Sergio Leone abbiano giocato un ruolo determinante nella mia visione letteraria».
Si sente anche lei un narratore come Guzman?
«Lo dico sempre: io non sono uno scrittore, sono un narratore. Perché il narratore prende in prestito le storie dall’universo e le racconta agli altri. Gli scrittori, in realtà, non esistono, esistono solo le storie.
È vero che ha in cantiere un “Suggeritore 2”?
«È buona regola di ogni assassino non annunciare i propri delitti».
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