Le virtù della Triennale a gestione «privata» il commento 2

di Angelo Crespi*

Finalmente dopo mesi di proroghe è stato nominato il nuovo consiglio della Triennale di Milano da cui uscirà il presidente. In ossequio a un'inutile legge di spending review, i consiglieri sono scesi da 9 a 5 (poiché sono incarichi gratuiti potevano restare 9), impedendo che più privati possano contribuire economicamente ed essere rappresentati nel board. Ma poco importa. La Triennale dimostrandosi un'eccellenza, annovera tra i 5 oltre a un rappresentante dello Stato, del Comune di Milano, della Regione Lombardia anche quelli delle Camere di Commercio di Milano e, nuova entrata, di Monza. Il che dimostra la forza attrattiva di un'istituzione che dopo un lungo ricorso al Tar è stata riconosciuta «privata», uscendo dalla famigerata lista Istat (altra assurdità italica che vuole che i bilanci di molte fondazioni culturali facciano aggregato col bilancio di Stato e dunque siano sottoponibili a frequenti tagli, statutariamente contrari al funzionamento e inutili dal punto dei risparmi). In ogni caso, la sentenza del Tar invera la nascita delle «fondazioni di partecipazione» così come erano state disegnate ai tempi: cioè fondazioni partecipate da enti pubblici e da privati, che operano secondo norme privatistiche. La Triennale ha vinto al Tar perché negli ultimi 10 anni il bilancio (circa 10 milioni di euro) è passato da un 70% composto da fondi pubblici, a un 70% composto da ricavi privati. Un risultato eclatante, frutto del lavoro del passato consiglio e del presidente Claudio De Albertis che ha recuperato in due anni un disavanzo di 1,4 milione di euro, centrando nel 2013 un utile di 200mila. Il che dimostra che, in un'ottica liberale, gestioni privatistiche dei beni culturali possono fruttare risultati incredibili. Ora si tratta di pensare al nuovo presidente.

A parte qualche scaramuccia col comune di Milano che avrebbe desiderato nominarlo direttamente, pur essendo oggi dal punto di vista dei contributi un socio minoritario (250 mila l'anno), il presidente sarà scelto tra e dai consiglieri in perfetta autonomia e coscienza, visto che non esiste il vincolo di mandato. I consiglieri sono di alta levatura e di grande esperienza: in vista della Triennale Internazionale 2016 sapranno ben scegliere.
* consigliere uscente della Triennale

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