Tutto in 32 chilometri. Tutto o niente. Damiano Cunego, 30 anni il prossimo 19 settembre, insegue oggi nell'ultima tappa a cronometro il Giro di Svizzera, che manca molto più al veronese che al ciclismo italiano che in ogni caso non vince questa corsa dal 1999 (Francesco Casagrande).
Cunego coltiva il sogno. Cerca un nuovo grande successo in una gara prestigiosa come il Giro di Svizzera: non è un Giro d'Italia e nemmeno un Tour de France o una Vuelta España ma è certamente una delle corse più importanti del calendario mondiale. Una corsa vinta da Valetti e Bartali, Fornara (quattro volte, ndr) e Fezzardi, Bitossi, Portalupi e Gianni Motta, senza dimenticare Adorni, Poggiali e Beccia. Ma anche Saronni - general manager di Cunego - Furlan, Saligari, Garzelli e appunto Casagrande.
Da superare c'è lo scoglio della cronometro, prova da sempre particolarmente indigesta al capitano della Lampre. Da contrastare c'è soprattutto l'americano Levy Leipheimer, che ha lo svantaggio di partire prima del veronese e l'obbligo di dover recupere 1'59", ma ha certamente il vantaggio di essere uno specialista rispetto al capitano della Lampre.
«Sono sereno e so che devo dare tutto me stesso - racconta tranquillo e soddisfatto Damiano Cunego, che oggi pomeriggio partirà per ultimo, per difendere la maglia gialla conquistata cinque giorni fa -. So di non essere un drago a cronometro, ma non sono nemmeno fermo. Ho un discreto vantaggio su Leipheimer (1'59"): di sicuro venderò cara la pelle. Questa è una corsa importante. Voglio tornare a brindare in una bella corsa a tappe prima del tricolore di sabato prossimo a Catania e del Tour de France».
Sereno e convinto che il suo corridore possa portare a casa oggi il grande risultato è Roberto Damiani, tecnico della formazione blu-fucsia, diretta da Beppe Saronni: «Il Cunego ammirato lunedì scorso, quello che ha fatto fuori tutta la concorrenza e si è inchinato solo a Peter Sagan (vincitore anche della tappa di ieri, davanti a Goss e Swift, ndr) mi ha ricordato quello che era in maglia rosa al Giro 2004 e vinse di forza la tappa di Bormio 2000, contro Simoni. E' un Damiano molto più sereno, meno critico verso se stesso, più disponibile verso tutti. Un ragazzo che è diventato nel frattempo uomo ed è molto più consapevole dei propri mezzi. Affidandosi come tutta la squadra al Centro Mapei, ha razionalizzato il modo di lavorare, pur rispettando le sensazioni.
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