Il cuore di tenebra di Torino «esplorato» da Valter Malosti e Antonio Tarantino
2 Marzo 2010 - 02:03Antonio Tarantino (nato a Bolzano nel 38 ma torinese dadozione) continua, pur se indirettamente, a collezionare premi e riconoscimenti importanti. Era infatti il 93 quando le sue due prime opere, Stabat Mater e Passione secondo Giovanni, si aggiudicarono il Premio Riccione Ater, aprendo la strada, da un lato, a memorabili allestimenti diretti da Cherif e, dallaltro, al completamento di quella «tetralogia delle cure» che, comprensiva pure dei successivi Vespro della beata Vergine e Lustrini, avrebbe poi preso la forma dei Quattro atti profani pubblicati dalla Ubulibri nel 97. A distanza di oltre dieci anni dai debutti dei quattro titoli (tutti su regia di Cherif e con interpreti di pregio quali, tra gli altri, Piera Degli Esposti e Lino Banfi), arriva questa sera allEliseo la nuova versione della tetralogia messa a punto da Valter Malosti, che si è aggiudicato il Premio Ubu 2009 proprio con questa regia. Primo elemento innovativo: Malosti ha riunito in un unico lavoro le quattro strazianti storie descritte dallautore, dando loro uno spazio - fisico e mentale - comune che coincide con «il cuore segreto di Torino» e immaginandoli - non senza un richiamo a Testori - come «attori di un visionario avanspettacolo in un deserto urbano fattosi sacro». Progetto realizzabile grazie al talento e alla profonda sensibilità di Maria Paiato, Mauro Avogadro, Michele Di Mauro, Mariano Pirrello e dello stesso Malosti.
Quel «magma» tutto torinese commisto di lingua alta e di dialetto da strada, di neologismi e di inversioni parodistiche, di citazioni classiche e di riferimenti sacri tiene in vita, in modo geniale, i quattro spaccati umani di questo capolavoro. Cè lo strazio della barbona e straccivendola Maria, che lancia invettive contro luomo che lha resa madre e poi è scappato. Cè il «mistero per due voci» che fa alternane i monologhi dello schizofrenico Io/Lui (dove Lui è Cristo) e dellinfermiere Giovanni. Cè la disperata discesa negli inferi di un padre che va a recuperare il cadavere del figlio morto suicida e ne racconta i palpiti di vita precedenti al trapasso. Cè, infine, la poetica marginalità di Lustrini e di Cavagna, scarti umani imbolsiti dal vino che aspettano un grande e potente primario di nome Caino.
Repliche fino al 14 marzo.
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