Cura dell’ulcera, costi quasi dimezzati

Luigi Cucchi

Grande opportunità di risparmio per il Servizio sanitario nazionale: i mille milioni di euro destinati all’acquisto di farmaci impiegati nella cura dell’ulcera potrebbero ridursi del 45 per cento. Sono dieci milioni gli italiani che soffrono di malattie associate all’ipersecrezione gastrica trattati con una classe di farmaci estremamente efficace: gli inibitori della pompa protonica.
Ora sta per scadere il brevetto della molecola di «lansoprazolo», uno di questi farmaci, tra i più diffusi nel mondo (sei milioni di confezioni all’anno solo in Italia) che impediscono alle cellule parietali gastriche di liberare all’interno dello stomaco l’acido cloridrico responsabile di molte patologie gastro-intestinali. La scadenza del brevetto determinerà l’ingresso sul mercato dei farmaci generici e Takeda, prima industria farmaceutica giapponese, una delle prime al mondo, ha deciso di adeguare il prezzo di Lansox a quello del farmaco generico, considerandolo sostenibile per continuare a garantire la qualità e la sicurezza del prodotto. «La continuità terapeutica e la fedeltà al farmaco sono valori importanti da salvaguardare per la sicurezza dei malati, soprattutto in caso dei malattie croniche», ha affermato Maurizio Castorina, presidente e amministratore delegato di Takeda Italia, aggiungendo che manterrà inalterata l’attività di ricerca e di monitoraggio post-marketing.
Gli inibitori della pompa protonica sono prescrivibili per la durata massima di un anno nel caso di terapia del reflusso gastro-esofageo e questa sola indicazione costa al Sistema sanitario nazionale oltre 400 milioni di euro, che salgono a mille considerando tutte le patologie in cui sono indicati.
Takeda, rifiutando di abbandonare il farmaco alla sua scadenza brevettale, scelta assai diffusa nel passato, non ha voluto disinvestire sul farmaco non più protetto dando vita a una politica di farmacoeconomia basata sulla «sostenibilità dei costi», cioè prezzo ridotto a un livello compatibile ricerca e monitoraggio. Takeda continuerà a produrre a Cerano, nel Novarese, farmaci per il mercato europeo. L’ulcera peptica (gastrica e duodenale) era frequente fino a pochi anni orsono quando si pensava che fosse dovuta a cattive abitudini di vita e veniva curata con farmaci antisecretori che consentono una cicatrizzazione solo momentanea dell’ulcera.
Alla fine degli anni Ottanta, le ricerche di due australiani, (che per questa scoperta hanno vinto nel 2005 il Nobel della medicina) Robin Warren e Barry Marshall, hanno dimostrato che la sua origine era un’infezione batterica determinata dall’Helicobacter pilori. Da allora la medicina punta alla terapia eradicante il batterio. Si impiegano due antibiotici associati e un farmaco che diminuisce la produzione dell’acido gastrico consentendo l’attività degli antibiotici.
La malattia da reflusso gastro-esofageo, che colpisce il 20-30% della popolazione nei Paesi occidentali, è attualmente la patologia acido-correlata più diffusa, sovente è dovuta all’azione e all’abuso di farmaci antinfiammatori.

È caratterizzata dal refluire dell’acido gastrico verso l’esofago, provoca bruciori, soprattutto dopo i pasti e può accompagnarsi a gravi complicanze quali esofagite da reflusso, stenosi esofagea e forme di adenocarcinoma.
I farmaci inibitori della pompa protonica hanno dimostrato di prevenire lo sviluppo delle ulcere gastro-duodenali e di cicatrizzare le lesioni che si manifestano in conseguenza alle cure con antinfiammatori.

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