Curare un pedofilo si può ma prima sconti la sua pena

Sesso che divora, devasta, sesso predatorio, violento, molesto, una profonda voragine nella mente e nel pensiero di chi trasforma la sessualità in patologia, in quel pensiero ossessivo che trasforma ogni gesto in una profanazione dell’altro oltre che di se stessi. La pedofilia è ancor più un ulteriore tragico destino del pensiero che trasforma il desiderio, la pulsione in un irrefrenabile pericoloso e violento cammino verso il delirio.
Savona e i giorni nostri, è qui che si incrociano vecchie e nuove realtà della grande patologia sessuale che è la pedofilia. È una rottura dell’immaginario collettivo che ha sempre fatto vedere il pedofilo come non giovane, inadeguato, incolto, solitario o frustrato o celato dietro l’oscurità dello status sociale, professionale, ideologico. Oggi, invece, il pedofilo mostra altre facce e altre derive, più complesse, più tormentate e forse tragiche e la cultura, gli indirizzi pedagogici, educazionali e la giovane età possono manifestare patologie assolute.
Pedofili allora lo si può diventare presto e forse è così da sempre, così come da sempre le patologie sessuali sono legate a violenze subite già nella propria storia personale, abusi, molestie, o veri e propri stupri sessuali oppure sempre nella storia personale, pedofilo è anche chi ha ricevuto violenze affettive, solitudini emotive, svalutazione e umiliazione da parte degli adulti di riferimento o, ancora, le patologie della sfera sessuale possono essere la deriva conclusiva di un percorso di legami familiari inadeguati, madri aggressive, invasive, totalizzanti, padri inesistenti o affettività predatorie che rendono il rapporto sessuale e sentimentale dall’adolescenza all’adultità problematiche, inadeguate, quindi inaccessibili, quindi luogo di trasformazione di sentimenti in violenti, aggressivi, colpevolizzanti dove pulsione e desiderio si trasformano in riti ossessivi, luoghi di orrore e violenza nell’incapacità di stabilire relazioni adeguate consapevoli.
E così i corpi fragili, verginali, piccoli e indifesi diventano i grandi motori del desiderio carico di violenza che usa la seduzione o piccoli e grandi stratagemmi per possedere ciò che non si è e non si ha. La coscienza, la memoria, le verità diventano così inaccessibili comportamenti che con il tempo segnano profondi solchi tra moralità e follia, tra ragione e pulsione e allora doppie vite diventano le doppie facce della patologia più terribile che è la pedofilia. Il giovane pedofilo tenta lo scempio sul corpo tenero e sempre più inerme perché più controllabile, nella confessione ammette la propria colpa, la propria malattia e chiede la cura, chiede di essere salvato da se stesso.
Nell’opinione pubblica e anche nelle comunità scientifiche, quelle che cercano possibili analisi e cure, è ambivalente l’idea sulle possibili terapie e cure, possibili in ogni caso se si inizia a cambiare mentalità, cultura delle relazioni e quindi anche delle soluzioni che non trasformino le cure in alibi o soluzioni per bypassare la punizione e la colpa del reato. Va distinta la gravità del reato, la molestia, l’abuso dalla violenza e ancor più dalla morte della vittima e nella morte, è improbabile risanare la mente che la compie. Castrazione chimica è una delle vie ed è un intervento farmacologico, ma andrebbe ricostruita la vita affettiva, relazionale e la quotidianità. Pedofilia e perversioni sessuali sfuggono alla ragione e il controllo è un meccanismo esageratamente complesso.

È fondamentale in ogni caso iniziare un percorso culturale che ripristini la morale, il rispetto della vita e di chi è più debole riducendo la banalizzazione e la semplificazione di una realtà così grave che è da sempre dentro le mancate soluzioni della storia dell’umanità.

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