Cure più accessibili e maggiore sostenibilità con i farmaci biosimilari

Sicuri, efficaci, con costi in grado di consentire un accesso più ampio a terapie normalmente onerose per i pazienti e il sistema sanitario. Al centro dell'attenzione ci sono i biosimilari, una categoria di farmaci con caratteristiche simili a quelle di farmaci biotecnologici dei quali è scaduto il brevetto.
Proprio l'imminente scadenza dei brevetti di diversi medicinali biotecnologici inizia a stimolare un dibattito sull'opportunità di considerare i farmaci biosimilari «una risorsa».
Un confronto su questo tema è stato organizzato recentemente dalla casa farmaceutica Sandoz, che ha invitato intorno a un tavolo esperti farmacologi, onco-ematologi, rappresentanti regionali e delle organizzazioni civiche per discutere di come cogliere le opportunità dei biosimilari.
Il principale problema emerso è la scarsa informazione, spesso alla base dello scetticismo sulla loro efficacia e sicurezza. Il termine stesso di «simile» crea la percezione di farmaci di serie B. In realtà, il termine deriva dalla natura stessa dei farmaci biologici, siano essi originatori o biosimilari, che sono ottenuti da organismi viventi (batteri, cellule) con centinaia di passaggi di purificazione che rendono impossibile la produzione di copie esatte.
La biosimilarità riguarda, quindi, anche i farmaci biologici coperti da brevetto.
«Anche un'azienda produttrice di un farmaco biologico - ha fatto rilevare il professor Paolo Marchetti, ordinario di Oncologia Medica all'Università di Roma “La Sapienza” - quando effettua una modifica della linea produttiva deve dimostrare che il nuovo prodotto è “simile” non “identico” all'originatore».
Per essere approvati dalle autorità regolatorie, i biosimilari devono dimostrare di essere sovrapponibili in termini di efficacia e sicurezza rispetto ai farmaci già presenti sul mercato.
La loro sicurezza ed efficacia è anche comprovata dalle esperienze positive con farmaci già in commercio in oncologia ed ematologia.
Proprio a queste due aree terapeutiche, considerate ad elevato costo per il sistema sanitario, faranno riferimento i biosimilari attesi nel prossimi anni.
In vista del loro arrivo, dunque, è importante diffondere maggiori informazioni a pazienti e classe medica.
«La realtà è che spendiamo centinaia di milioni di euro ogni anno nelle classi terapeutiche in cui vi sono biosimilari e le risorse che non abbiamo liberato sarebbero potute andare a migliorare la terapia per i pazienti - afferma il professor Armando Genazzani, ordinario di Farmacologia all'Università degli Studi del Piemonte Orientale di Novara.


«Meno biosimilari si utilizzano, infatti, meno risorse si hanno per comprare altri farmaci, magari unici e innovativi».

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