La curiosità E l’economista si affida alle parole di San Bernardo

Ma quali sono le ragioni per cui si cade in povertà? La domanda se la poneva già san Bernardo da Chiaravalle nella sua Charta Caritatis del 1137, perché «fa differenza se si è poveri per vizio o per malattia». A citare il santo cistercense è l’economista Stefano Zamagni, che nel corso del convegno Ores ricorda come sia fondamentale agire sulle cause della povertà, prima ancora che intervenire sulle condizioni di vita. Già nel Medioevo, osserva Zamagni, i monaci si erano posti la questione e san Bernardo aveva risposto che nell’aiutare un povero bisogna tenere conto di tre cose: comprendere i motivi della povertà, fornire un aiuto proporzionato alla situazione di bisogno e chiedere conto di come vengono utilizzati i soldi.
Mille anni dopo, si riparte dall’abbazia di Chiaravalle. Secondo i dati dell’Ores, l’evento critico principale che spinge sotto la soglia di povertà è la disoccupazione (26 per cento), seguita dal reddito insufficiente (25%). Ci sono poi i problemi di salute e le disabilità (14,8%), le difficoltà relazionali derivanti da incompatibilità, conflitti, sofferenze psichiche (9,4), le dipendenze da alcol e droga (8,6%), le separazioni e i divorzi (2,5 per cento).


I disagi personali, dalla rottura di un matrimonio alle difficoltà psicologiche, costituiscono una fetta importante, anche se nettamente inferiore alla causa principale della povertà, che rimane la disoccupazione o la precarietà. Tra i nuovi poveri non mancano i working poor, coloro che lavorano ma guadagnano troppo poco. Difficoltà particolarmente gravi si riscontrano tra gli operai.

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