Come ogni governo italiano degno di menzione, lattuale Berlusconi ter si distingue per i battibecchi tra ministri. Difficile trovarne più dun paio che, su problemi rilevanti, siano dello stesso parere. Se poi il problema è, come la scuola, non rilevante soltanto ma fondamentale, deflagra il disaccordo. Umberto Bossi, esternatore tanto interessante quanto intemperante, ha fatto sapere dessere contrario al ritorno del maestro unico nelle elementari. Non lo vuole perché «rovina i bambini» e perché «se ci sono più insegnanti almeno qualcuno è buono». Tesi non priva dun suo rozzo buonsenso che, se adottata in politica, dovrebbe consigliare governi affollati come lultimo Prodi: dovendosi presumere (e nel caso specifico si sarebbe presunto a torto) che tra un centinaio e passa deccellenze ce ne fosse almeno qualcuna accettabile.
Personalmente approvo le idee e le proposte di Mariastella Gelmini. La sua battaglia contro la concezione della scuola come stipendificio mi sembra coraggiosa fino alla temerarietà, e ineccepibile sul piano logico. Ma deve affrontare innumerevoli barriere corporative, clientelari, assistenziali, tutte ammantate da nobili precetti sociali e pedagogici. Deve affrontare anche Bossi che non ci sta. (Almeno non ci stava domenica scorsa, domani chissà, il Senatùr è simpatico anche per una certa volubilità sbarazzina, e non si difende nemmeno sostenendo dessere stato frainteso o dessere stato vittima di complottatori, semplicemente cambia parere).
Nella sua polemica Bossi ha sostenuto, tra laltro, che «per capire cosa serve alla scuola un ministro dellistruzione deve essere stato prima come minimo un insegnante». Laffermazione sarà sembrata sensatissima a molti cittadini: che vorrebbero dei ministri esperti nelle cose su cui devono decidere. Qui si riaffaccia una vecchia questione. Al ministro si chiede la capacità di compiere sintesi politiche. Deve essere anche competente? Distinto la risposta è sì. Ma ripensandoci sono meno sicuro. Ricordo che Giovanni Malagodi, preparato, colto, ferratissimo in economia, fu un molto mediocre ministro del Tesoro. Non bisogna superare certi limiti, non affiderei mai la finanza pubblica al genio e alla sregolatezza di Vittorio Sgarbi. Ma la Gelmini, anche se abilitata alla professione davvocato in maniera un po disinvolta, mi pare tagliata per il ruolo che le è stato affidato.
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