La curva dell’Inter fa la ola nel piazzale e in tribuna solo i Vip diventano ultras

Dentro, Moratti e Tronchetti indossavano la maglia nerazzurra

Claudio De Carli

Sarà la suggestione ma a un tratto sembrava perfino di sentire l’odore del prato di San Siro che saliva nel vuoto pneumatico degli spalti. Una sensazione per pochi, qualche centinaio fra tribuna e secondo anello, gli altri fuori tutti per sentenza Uefa dopo gli incidenti di aprile nell’Euroderby. Danno le spalle allo schermo proprio come se fossero in curva. Ma il tifo per l’Inter c’è, eccome. Uno dei più entusiasti urla con il megafono: «Siamo qui perché dobbiamo farci sentire, altrimenti ce ne rimanevamo a casa». Dentro si sentono i tackle, la voce di Materazzi che grida di salire ai compagni, Adriano che chiede la palla a Cambiasso, quasi come nelle sfide al mare fra scapoli e ammogliati. Al primo anello c’è il patron Massimo Moratti con Tronchetti Provera e il presidente Facchetti con la maglia nerazzurra, quasi Vip che diventano ultras: «Un’idea che è venuta spontaneamente - spiega Moratti -, perché i tifosi vengono allo stadio con i colori dell’Inter e questa sera invece sono fuori». Non aggiunge che è per colpa di qualcuno di loro, quei good fellas che decisero di far festa nella gara di ritorno con il Milan.
Ieri sera erano davanti a un telo messo a centocinquanta metri da San Siro, in piazza Axum dove solitamente ci sono i parcheggi, a festeggiare il passaggio del turno da parte della Beneamata. L’Uefa ha detto che è solo la prima, ne seguiranno altre tre, vale a dire tutto il girone di qualificazione al secondo turno di Champions, l’Inter rivedrà il suo pubblico solo se riuscirà a superarlo.
Tutti a parlare dei tifosi per bene che pagano per colpe non loro e quelli dello Shakhtar non se li fila nessuno? Loro e quelli che dovranno affrontare l’Inter nei prossimi tre incontri: chi li risargisce di un bel viaggio in Italia con relativa sfida? Fosse successo a noi si sarebbe messa subito in prima fila l’associazione consumatori, telefono blu e compagnia cantando. Intanto in mille fuori gridano e sventolano le bandiere, vorrebbero che le loro urla si sentissero anche dentro, non è sufficiente per espiare la loro colpa, ma almeno che si sgolino. Mica tutti, naturalmente. Ieri sera davanti al maxischermo c’erano anche famiglie che hanno visto la Nord per la prima volta, si sono mischiati, hanno fatto amicizia. Intanto dentro allo stadio l’atmosfera è quella che è, non mettiamola giù troppo pesante: quante partite abbiamo giocato senza pubblico in vita nostra? E senza una curva che quando segni ci vai sotto, ti togli la maglia e la fai roteare.

All’Inter che sta cambiando faccia tocca anche questo, a lei e ai suoi giocatori.

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