D’accordo 9 consumatori su 10: «A braccetto Ogm e agricoltura»

Ogm, bio, transgenico, hi-tech. Termini differenti, ma riferiti a un’unica parola: agricoltura. Perché il problema di oggi è riuscire a capire quale sia il modo migliore per soddisfare la richiesta di cibi buoni, sani e sicuri. Una richiesta che spesso si scontra con la disinformazione o con le difficoltà di settore. Chi sa per esempio che il grano da pastasciutta nasce da semi esposti alle radiazioni del Cobalto 60 che ne hanno rimaneggiato il corredo genetico? E che il pomodoro pachino è una pianta hi-tech nata nei laboratori dell’israeliana Hazera Genetics negli anni ’80? Probabilmente in pochi.
«La tradizione? È un’innovazione riuscita», sintetizza lo scienziato Dario Bressanini. Il connubio tra scienza e agricoltura pare comunque assodato, anche tra i consumatori. Secondo un sondaggio che il mensile Espansione ha condotto con Intercative Markeet Reesearch su un campione rappresentativo della popolazione, il 90% concorda sul fatto che «scienza» e «agricoltura» siano concetti complementari. Il punto è capire in che modo vadano coniugate le due cose e verso quale direzione debba propendere l’agricoltura di oggi. Per far ciò, Espansione ha organizzato domenica 8 maggio «La scienza in campo», il convegno di apertura del salone «Tuttofood», la rassegna professionale dell’agroalimentare. Una tavola rotonda a cui hanno partecipato i principali attori del settore per discutere sulle sfide che attendono l’ agricoltura moderna. «Se volessimo tornare a un’agricoltura non scientifica, dovremmo mangiarci tutte le praterie, tutti i pascoli e gran parte delle foreste», dice il professore Francesco Salamini, del Comitato scientifico Expo 2015, favorevole alla selezione genetica. Un campo promettente, ma costoso. Un campo di cui la Coldiretti non vuol sentire parlare in nome del principio di precauzione e di costi. Poi c’è il capitolo degli Ogm. «Da quando nel 2000 si è fermata la ricerca sul transgenico, visto che in Italia non si possono più coltivare gli Ogm nemmeno a scopo di ricerca, il mondo è andato avanti – dichiara Leonardo Vingiani direttore di Assobiotec-Federchimica – ma il biotech potrebbe dare lavoro a tantissimi laureati». Dello stesso parere lo scienziato Robert Defez: «Il paradosso è che gli Ogm che diamo alle nostre mucche dobbiamo comprarli all’estero e non possiamo coltivarli». Non tutti condividono però lo stesso entusiasmo. «Noi di Coop abbiamo un motto: prudenza e conoscenza e i nostri consumatori vogliono mangiare cibi sicuri», dice Vincenzo Tassinari, presidente di Coop Italia. Infine c’è la pagina dei costi. Per Lino Volpe, a.d.

della società di catering Avenance Italia, la tecnologia del cook and chill potrebbe dare una mano: «Cucinare i cibi, trasportarli in frigo e scaldarli al momento di servirli. Ma dire alle mamme che il pranzo dei loro piccoli è stato cucinato due giorni prima ed è altrettanto buono non è facile».

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