"La D’Addario? È una vipera, mi minacciava..."

Il drammatico interrogatorio dell’ex fidanzato Giuseppe Barba, l’uomo che ha accusato la escort di aver cercato di ucciderlo: "Quando ho scoperto che tipo di donna è ho cercato di allontanarla. Ma lei non lo accetta, mi ha detto: Devi morire con me"

"La D’Addario? È una vipera, mi minacciava..."

nostro inviato a Bari

Ecco uno stralcio del primo, lunghissimo, interrogatorio reso da Giuseppe Barba, l’ex «convivente» della prostituta Patrizia D’Addario, che l’altro giorno ha accusato la escort di volerlo uccidere una seconda volta, dopo il primo tentativo (andato a vuoto) con lo speronamento a tutta velocità sull’autostrada per Bari.
L’identikit della escort fornito al gip Carrieri dall’ex fidanzato accusato di essere il suo protettore (l’interessato ha sempre negato) è tutto da leggere: «Senta, la prima cosa che voglio dire è che questa donna è conosciuta perché è una ragazza madre che ha una bambina, non lavora, ha dei precedenti con il suo ex, che ha fatto questa figlia...». Gip: «Che vuol dire che ha dei precedenti con il suo ex?». Barba: «Denunce, almeno lei mi ha spiegato queste cose qua. Poi con un’altra persona, con un certo Pasquale (...) ha avuto queste storie di denunce». Gip: «La denuncia si può fare per tante cose». Barba: «È un tipo di donna che va cercando soldi, mi ha sempre minacciato per i soldi. Ho cominciato a praticarla come una donna tranquilla, poi l’ho conosciuta piano piano (...). Sempre circondata da assessori, non ha un’amica donna, questo telefono che squilla in continuazione, uomini, uomini e uomini...». L’argomento si sposta poi sull’inizio del rapporto, le cene clandestine, le frequentazioni negli hotel. Con le prime crepe sentimentali fioccano le ripicche violente. Barba: «Non potevo più vivere con questa persona. A Palese io avevo i miei amici a festeggiare a casa, mi ha sfregiato quattro macchine». Gip: «Ma lei ha mai aggredito la signora D’Addario?». Barba: «L’ho sempre allontanata coi carabinieri, ho sempre chiamato la polizia, a volte sono intervenuti altre volte no. Ho sempre fatto denunce...». Gip: «Ma lei ha mai alzato le mani?». Barba: «Io? Mai. Una sola volta le ho dato uno schiaffo alla stazione di servizio perché alle sei di mattina, mentre stavo facendo gasolio con gli operai, ho cercato di allontanarla perché faceva casino sui cantieri, per strada (...). Quando ho scoperto che tipo di donna era ho cercato di allontanarla ma questa cosa non le è andata giù. È una persecuzione, non si può più vivere (...). Patrizia non lavora, non possiede, non ha una macchina, non... come vive questa cristiana? (...)». Segue l’elenco delle intemperanze della D’Addario, che come testimoniato dalla moglie e dalla figlia di Barba, minacciò fisicamente anche loro. Barba: «Ho gli operai che possono testimoniare, ho amici vicino al bar. “Bastardo...” mi dice davanti a tutti. Poi sto con un geometra davanti al bar e mi aggredisce per strada, a casa di mia madre, di notte alle tre e mezza ha chiamato la questura, l’ha presa, è scesa mia sorella con mio cognato, tutte sceneggiate». (...). E ancora. Gip: «La signora non ha accettato questo allontanamento?». Barba: «No». Gip: «In che senso?». Barba: «Lei ha detto: “Devi morire con me, sono innamorata di te”. Ma io non ero innamorato di lei. Non lo accettava». Avvocato di Barba: «Che faceva?». Barba: «Ha cominciato a fare casino, a sfregiarmi le macchine (...) veniva a cercarmi a Palese, a casa di mia madre, di notte, di giorno, sui cantieri». Gip: «In che modo la cercava?». Barba: «No, gridava vicino alle auto, faceva suonare l’allarme per svegliarmi, un continuo...». Gip: «La seguiva?». Barba: «Sempre, mi ha seguito sempre. Quando la vedevo, mi allontanavo subito, facevo il giro (...). Mi ha sempre minacciato». Gip: spieghiamolo. Barba: «Minacciandomi con parolacce al bar, al cantiere, dove mi trovava». Gip: «L’ha aggredita?». Barba: «A parolacce sì (...). Di notte è andata a mettere le nostre fotografie vicino al bar, alla serranda della signora». Gip. «Che fotografie?». Barba: «Fotografie che stavamo insieme, della nostra relazione precedente». Gip: «La signora ha cercato mai di danneggiare beni di sua proprietà?». Barba: «Ripeto: ha sfregiato tutte le macchine, l’altro giorno ha fatto uno sfregio alla macchina che guidava Nino, il mio socio (...). Mi chiedeva soldi e voleva stare insieme, è una vipera (...). Poi più di una persona è venuta a dirmi. “Allontanala, perché è così...”e in effetti è così (...). Ho cercato di tenerla buona perché mi aggrediva (...). Mi ha sempre minacciato di soldi perché per lei, la sua fissa, sono i soldi». A un certo punto il gip chiede conto a Barba delle sue pregresse denunce. Gip: «L’ultima dove l’ha fatta?».

Barba: «Una l’ho ritirata, signor giudice, vuole sapere perché l’ho ritirata? Piangeva e gridava al telefono perché aveva paura che le togliessero la bambina, allora mi sono fatto uno scrupolo di coscienza, e le dissi: “Va bene, l’importante è che te ne vai”...». Non se ne è mai andata.

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