D’Alema s’aggrappa alla poltrona e fa la guerra alla Lega

D’Alema s’aggrappa alla poltrona e fa la guerra alla Lega

RomaLui il beau geste lo ha fatto e la sua poltrona l’ha rimessa in palio, con una lettera in cui chiede a Fini e Schifani di valutare la nuova geografia politica del Parlamento dopo che il Pd ha votato la fiducia a Monti ed è dunque a tutti gli effetti in maggioranza.
Ma nell’affidare ai presidenti delle Camere il «caso Copasir», Massimo D’Alema non nasconde l’irritazione per le pretese avanzate dalla Lega sulla presidenza del Comitato di controllo sui servizi: «Mi pare che il primo obiettivo di lotta della Lega siano le poltrone, non so quale sarà il secondo», sottolinea acido da Enna. La guida del Copasir venne affidata a D’Alema (allora all’opposizione) con elezione bipartisan e con la benedizione dell’allora premier Silvio Berlusconi nel gennaio del 2010. Ora la Lega, nella sua veste di unico partito di opposizione sopravvissuto alla tempesta perfetta del governo Monti, reclama il posto, affidato per legge alla minoranza. Ma D’Alema ha buon gioco a sottolineare l’anomala situazione del Carroccio, che già «dispone di quattro presidenze di commissioni ordinarie in quanto partito di governo, e vuole mantenerle, ma ora vuole anche quelle che spettano all’opposizione». Il capogruppo Pdl Gasparri, difende gli ex alleati: «È la legge ad assegnare il Copasir all’opposizione, mentre per le commissioni ordinarie non c’è alcun vincolo normativo». Ma il capogruppo leghista Marco Reguzzoni si rende conto che la corsa all’accaparramento di presidenze non dà una buona immagine del partito, e cerca di ridimensionare: «Non abbiamo mai fatto questione di poltrone, non ci interessano e siamo pronti a discutere di tutto con serenità e senza avanzare pretese», anche se «D’Alema parla come se non conoscesse la legge». Reguzzoni è dato tra i papabili per il Copasir, in lizza col maroniano Giacomo Stucchi e con l’ex ministro, ora in cerca di ruolo, Roberto Calderoli.

Sullo sfondo si intravedono le faide di potere interne al Carroccio, silenziate, ma non sopite, dalla fine del governo Berlusconi: il nome di Bobo Maroni per il Copasir, si dice, è stato fatto girare da chi non lo vuole capogruppo al posto del bossiano Reguzzoni; che a sua volta verrebbe «candidato» da chi vuole azzopparlo. Ora si attende il verdetto dei presidenti delle Camere, e non è detto che alla fine, tra le due litiganti anime leghiste, non sia il terzo a godere. Cioè D’Alema.

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