Finalmente ha parlato. Dopo tre giorni di assoluto, preoccupante e assordante silenzio, Massimo DAlema ha ritrovato lispirazione. Lo ha fatto, per essere esatti, alle 12.48 di ieri, con una dichiarazione battuta dallagenzia Adn Kronos: «DAlema esprime preoccupazione per il Saharawi». Abbiamo letto con attenzione, temendo un abbaglio. Ma era tutto vero: il presidente della fondazione Italianieuropei, mentre crolla il Pd, si preoccupa della causa, sia pur nobilissima, del fronte Polisario.
Ma come? Viene giù il Pd come la diga del Vajont e il suo lider maximo non ha nulla da dire? Nessun progetto, nessuna proposta, nessun dalemone? Nemmeno una battuta di sarcasmo? Eppure è stato lui a dargli il colpo di grazia: un mese fa gettandogli fra le gambe la contro-candidatura di Pierluigi Bersani. E il giorno stesso dellecatombe sarda, approfittando della presentazione del libro di Franco Giordano, illustrando una sorta di manifesto alternativo: bisogna rifare la coalizione, archiviare la vocazione maggioritaria, ammettere di aver fatto un danno al centrosinistra, pentirsi di aver mandato in soffitta Prodi, ricucire con Claudio Fava e Nichi Vendola. Come dire: Veltroni ha sbagliato tutto.
Ma come? Ora che potrebbe dire quello che realmente crede, non trova una parola per farci sapere che ne pensa? Non un commento, nemmeno sporco, o ufficioso. Non una battuta di soddisfazione, ma nemmeno di peloso conforto. Neanche un messaggio burocratico. Né un ciao Walter. E allora continuavamo a chiederci: ma cosa diamine starà preparando D'Alema? Perché tace? Eravamo preoccupati. Davvero. Forse nessuno laveva informato delle dimissioni di Veltroni. Forse era rimasto ammutolito, chiedendosi contro chi potrà complottare, adesso che il nemico prediletto non cè più, adesso che rimane come il Joker senza Batman. Adesso, insomma, che resta solo, senza un nemico. Capita, nella storia, si chiama assenza. Eravamo sinceramente preoccupati.
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