Allora siamo tutti daccordo? Sottraiamo alla campagna elettorale Milan-Fiorentina e non ne parliamo più. Almeno fino al prossimo duello rusticano tra Silvio Berlusconi e Diego Della Valle. Varrebbe di sicuro la pena, se ci fossero in circolazione politici donore. E invece persino dentro le viscere di una sfida calcistica, qualche sospetto avanza insieme con le parole di Cesare Prandelli che non è uno sprovveduto e nemmeno un sognatore. «Noi non vogliamo parlare di politica ma in questi giorni loro, credo che abbiano ricevuto molti stimoli dallesterno», detta ai cronisti in un mattino livido come solo il cielo di Trezzano sul Naviglio sa essere.
Come dire: sono i berlusconiani che vogliono buttarla in politica. Come se al Milan facesse comodo perdere terreno con lInter sul collo. Chissà a cosa si riferisce quel bravo ragazzo di Cesare. Magari alla presenza di Galliani nel collegio rossonero di venerdì, «come tutte le vigilie» segnala il vice-presidente vicario per far intendere che cè il rispetto della tradizione. Oppure alle frasi raccolte da Brocchi, una settimana prima, durante la cena per il ventennale della presidenza Berlusconi, ospite al tavolo di Gattuso, con battute di ogni genere. Se persino Prandelli sente odor di pressioni esterne, è la fine per il calcio che ha già subito invasioni di ogni tipo, i canti e le bandiere rosse dei tifosi del Livorno, i saluti di Di Canio e via andare. Peccato perché il sospetto atterra mentre Ancelotti, sul fronte opposto, serafico come un cherubino, segnala che «la Fiorentina è vicina in classifica», come la Cina di Della Valle, e che «la lotta per il secondo posto è un traguardo da non trascurare».
Nel calcio, come in politica, le buone intenzioni durano al massimo un paio di ore. E infatti Massimo DAlema è spuntato sul far del pomeriggio a raccontare del suo tormento di tifoso romanista: «È quasi un tradimento dopo quello che ha fatto Berlusconi a Della Valle non tifare Fiorentina ma da romanista bisogna tifare per il Milan» sottolinea e qui sinfila dentro un intreccio perverso che lui stesso rovescia sul premier. «Calcio e politica è una delle tante colpe di Berlusconi, questo è il conflitto dinteressi, si fa un pasticcio e non si capisce niente» detta alle agenzie. E ti pareva, vien da chiosare. Perciò alla fine ha buon gioco Roberto Formigoni, tifoso milanista doc, governatore della Lombardia e candidato alle prossime elezioni, nello smascherare un diessino lombardo, Marco Cipriano, che si era lamentato del suo pronostico («sarà uno stadio bello caldo»).
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