Laura Novelli
È stato uno dei primi teatranti italiani ad affrontare con serietà di metodo e di obiettivi quella zona franca che mette in comunicazione scena e follia: le possibilità espressivo-terapeutiche della prima (mai scevra dagli opportuni toni di denuncia e rivelazione) e il mondo complesso, delicato, fragile e controverso della seconda. Adesso Dario DAmbrosi - reduce dal bel successo raccolto con lo spettacolo Volare, programmato recentemente al teatro La Comunità per la rassegna «Scritti di scena» - torna al suo tema prediletto con un happening previsto solo domani sera (ore 21) nelle ex lavanderie di Santa Maria della Pietà. Happening il cui titolo, 180 Dove devo andare, già lascia presagire largomento affrontato.
Si tratta, infatti, di un lavoro che cerca di fare il punto sulla famigerata legge Basaglia (legge 180 del 1978), sugli enormi problemi legati alla sua applicazione, sulle numerose ricadute che lapertura dei manicomi ha avuto sui malati e le loro famiglie. «In questi 28 anni - spiega lautore/attore - la politica ha fatto molta demagogia sul tema della malattia mentale senza mai affrontare i problemi veri». Nella performance, DAmbrosi (affiancato da Lorenzo Alessandri, Paolo DAgostino, Alessandro Corazzi e Danilo Facco) interpreta il ruolo di un paziente psichiatrico che, uscito dalla struttura in cui era ricoverato, si trova improvvisamente a dover «dialogare» e interagire con lesterno. E chi meglio degli spettatori presenti in sala potrebbero incarnare questo «esterno»? Tanto più che il coinvolgimento diretto e attivo del pubblico rientra da sempre nella cifra stilistica del vulcanico regista. Artefice qui di un gioco di specchi e di identificazioni teso a mettere in crisi quei luoghi comuni fin troppo abusati che sempre più il (buon) teatro cerca di trasformare in vettori di riflessione e di dibattito.
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