Dopo cinque mesi di battaglie sotterranee, il D-day della «grande Unipol» sembra giunto. Oggi o al massimo domani Fonsai, Milano e Premafin dovrebbero trovare il baricentro per rispedire a Bologna la proposta di integrazione secondo i valori fissati la scorsa settimana dal gruppo guidato da Emanuele Erbetta: Unipol avrebbe il 61% dellaggregato, Fonsai il 27,45%, Milano il 10,7% e Premafin lo 0,85 per cento.
La prima schiarita è arrivata dalla Milano, che ha accettato di proseguire, mentre il cda Premafin si è aggiornato a questa mattina dopo un fitto carteggio con Unicredit sulla ristrutturazione del debito: Piazza Cordusio, in risposta a una missiva in cui la holding dei Ligresti sosteneva di non poter deliberare lintegrazione, ha spronato Premafin a procedere, rassicurandola sulla volontà del pool dei creditori. A complicare lincastro è stata la volontà di Fonsai di limare il prestito convertendo e alcune richieste di compensazione probabilmente relative al diritto di recesso nelle mani dei Ligresti.
Per il resto i protagonisti hanno continuato a rincorrersi in girotondo, probabilmente in attesa del verdetto della Consob sullOpa obbligatoria. Se oggi la Commissione, tornata a riunirsi in ieri in serata, imporrà lofferta pubblica anche solo su Milano, Carlo Cimbri potrebbe abbandonare il campo. Ecco perché le banche non hanno alcune intenzione di farsi carico della ristrutturazione del debito Premafin, se non quando saranno certe che lex «casa Ligresti» sia nelle mani di Unipol che aveva chiesto di avere perlomeno il 61,7% del nuovo polo dellepolizze. Di conseguenza, visto che è a rischio la continuità aziendale, Premafin ha rinviato al 12 giugno lassemblea chiamata ad approvare il bilancio e laumento di capitale che sancisce il passaggio a Bologna.
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