D’Eramo Bimbi chiusi nella scuola del giardino delle tegole cadenti

Inferocite, agguerrite, con una carica di adrenalina in corpo, che nemmeno le Amazzoni. Un esercito di mamme della Scuola Primaria e dell'Infanzia Italo D'Eramo, a Priaruggia, è sul piede di guerra e pronto già alla battaglia decisiva, con la minaccia di una imminente azione legale. Perché da più di due mesi ormai, da quando è caduto il primo frammento di ardesia dal tetto, in Comune si fanno orecchie da mercante e non si provvede nemmeno alla messa in sicurezza dell'edificio. Risultato, giardino proibito, bambini seduti in classe, persiane chiuse, perché, è vero, la tentazione di affacciarsi a guardare l'albero di pesco fiorito è forte, ma il rischio è la proverbiale tegola sulla testa. Luce accesa tutto il giorno, poco ricambio d'aria e un tripudio di germi e batteri che urlano vittoria e che hanno fatto gettare le armi ai pediatri del levante genovese. Alla faccia della primavera. «Qui si tratta dell'80% del tetto - nell'aula magna, giovedì pomeriggio, il clima era torrido, e non per il sole - Vuol dire che i nostri bambini non sono al sicuro nemmeno quando entrano o escono dalla scuola. Dobbiamo aspettare la tragedia?» Forse. Visto che in tempi di vacche magre non si può pretendere uno staff di operai che in quattro e quattr'otto doti la scuola di un tetto nuovo fiammante. Ma la sicurezza, almeno lei, è d'obbligo, tanto più che si tratta di minori. E, aggravante, considerando che sono proprio i funzionari del Comune ad aver segnalato - il giorno si perde ormai nella notte dei tempi - un «fortissimo stato di degrado della copertura». Ma nessuno ha consegnato uno straccio di valutazione scritta né tantomeno una comunicazione delle iniziative da prendere per scongiurare il pericolo. E adesso? Tutto va a rilento, nonostante le sollecitazioni da parte della direzione didattica agli uffici comunali preposti e le telefonate, pure loro, roventi. Ma dall'altra parte della cornetta vige la legge dello scaricabarile. Intanto, oltre alle obbligate misure di sicurezza, non sono comparse nemmeno delle transenne: anzi, il cancello del giardino è ancora aperto, a volte spalancato. Con un brandello di nastro adesivo semi appiccicato al suolo come unico baluardo di difesa, quello che dovrebbe impedire alle selvagge orde di bambini - compressi come molle dopo otto ore di scuola - di accedere ai luoghi pericolosi.

«Transenneremo con banchi e lucchetti - fanno sapere dalla direzione - e intanto aspettiamo la mantovana (la struttura di contenimento di eventuali detriti) che ci hanno promesso». Ma siamo a Genova e le promesse, si sa, sono quelle da marinaio.

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