Cultura e Spettacoli

D’Orrico, un chiassoso debutto in giallo

Raramente il mondo editorial-giornalistico nostrano è entrato in fibrillazione per un debutto narrativo come nel caso di Antonio D’Orrico. I pettegolezzi sul cui primo imminente romanzo stanno agitando quel pollaio che è il culturame italiano con gli stessi fremiti che provocherebbe l’arrivo di Roberto Bolle in un salotto di vecchie checche intellettuali.
Ma trattandosi del più noto giornalista culturale d’Italia - Paese dove capita spesso peraltro che la figura dello scrittore e del critico finiscano prima o poi per sovrapporsi - lo si può comprendere e anche giustificare, senza scandalizzarsi troppo.
Sta di fatto che le pagine e i siti letterari sono da giorni in subbuglio, scossi da ben due notizie concomitanti e convergenti. La prima è che Antonio D’Orrico sta per pubblicare un romanzo che solo per combinazione diventerà il «caso letterario» dell’anno. La seconda è che nessuno ha però capito bene di cosa parli il libro, dal momento che in Rete e nelle redazioni dei giornali girano due differenti schede editoriali (pur con lo stesso titolo, che è già un programma: Liberamente ispirato).
Ed è subito giallo, è quasi modo di dire. O, più proditoriamente, un’abile mossa di marketing della Mondadori? La quale casa editrice prima ha fatto girare una sinossi che descrive il libro come un romanzo a spirale, del genere romantico-psicologico, composto dai sogni, cioè le storie, che il protagonista inventa a uso e consumo del suo psicanalista (e del lettore). Poi, dopo che la trama è stata imprudentemente rivelata da un (anonimo) pezzo uscito su Libero, liberamente ispirato), l’editore ha fatto smentire tutto dallo stesso D’Orrico con una sibillina intervista ad Affaritaliani.it. E subito dopo ha spedito a tutte le redazioni culturali d’Italia il «copertinario» delle uscite autunnali. Dove si può trovare la scheda che descrive il libro come una sorta di romanzo picaresco post-moderno i cui protagonisti - un promettente scrittore e un famoso giornalista che si rubano la scena a vicenda... - sono catapultati loro malgrado «in una serie di avventure comiche, drammatiche, sconce, hollywoodiane, pazze e criminali». Così rocambolesche che una di queste storie - almeno secondo l’ufficio stampa Mondadori - avrebbe preso il sopravvento su tutte le altre nella prima stesura della scheda.
Stante il mistero, che vorremmo resti tale per altro, non ci rimane che invidiare, molto amichevolmente, il collega e maestro Antonio D’Orrico. Il quale per il suo romanzo ha saputo strappare un contratto con il maggior gruppo editoriale italiano, nella prestigiosa collana «Sis», messo in calendario nel momento editorialmente migliore dell’anno, già candidato allo Strega 2011 come prima scelta anche rispetto al prossimo libro di Alessandro Piperno, con una trama (qualsiasi delle due sia) che, l’avessimo proposta noi anche solo alle edizioni Tranvai di Parabiago, ci avrebbero rincorso con un bastone al grido: Ma va’ a da’ via il cü, pirla. Con la dieresi.

Ti leggeremo con stima e gelosia, Antonio.

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