D’Orrico: mi ignorano quindi... sono bravo

Come vendere sì e no un migliaio di copie e vivere infelici è l’attuale condizione di Antonio D’Orrico, critico letterario e scrittore esordiente, visto che due mesi e mezzo fa è uscito il suo primo romanzo, Come vendere un milione di copie e vivere felici, la storia (solo per caso) di uno scrittore narciso che vuole insegnare agli altri come si scrive, pubblicata dal colosso Mondadori, casa editrice i cui libri (solo per caso) sono ottimamente recensiti dallo stesso Antonio D’Orrico, e quindi promosso e distribuito meglio di quasi tutti i libri che escono in Italia, e quindi, non a caso, con maggiori chance di vendita, ma nonostante questo Come vendere un milione di copie e vivere felici registra due singolari circostanze: 1) a dispetto del titolo, non sta vendendo un c***o di copie, ed è anche vero che i primi dati saranno noti solo dopo i consuntivi di fine anno, ma secondo un rapido giro di telefonate ad amici librai, statisticamente non rilevante ma personalmente molto indicativo, nessuno se lo fila; 2) a due mesi e mezzo dall’uscita, a parte la recensione sul Corriere della sera del suo amico Francesco Cevasco (e quindi non vale), a parte l’anticipazione su Io Donna, che è del Corriere della sera (e quindi non vale), a parte l’intervista fatta dal suo amico Claudio Carabba su Sette, che è del Corriere della sera (e quindi non vale), e a parte la benevola recensione di Paolo Bianchi su Libero, rimane il fatto che Come vendere un milione di copie e vivere felici è stato bellamente ignorato dalla stampa, provocando - ecco il punto - la biliosa reazione dell’autore. D’Orrico (definito, da se stesso, «il più coraggioso e discusso critico letterario del nostro Paese»), intervistato mercoledì a Linea notte del Tg3, alla domanda «Lei teme la critica?», ha risposto: «Veramente stanno tutti zitti... dicono che ci sia una congiura del silenzio... silenzio che dovrebbe lusingarmi perché se stanno zitti vuol dire che non hanno niente da dire, anche se mi piacerebbe sapere cos’hanno da dire...». Che è come dire 1) che D’Orrico rosica come un matto perché nessuno dice niente del suo libro; 2) che però, siccome nessuno dice niente, allora va tutto bene, cioè significa che il suo è un romanzo inattaccabile, quindi un buon romanzo, anzi ottimo. Che sarebbe come dire che io Luigi Mascheroni che ho scritto un libro di cui nessuno ha scritto una riga, fuorché il mio Giornale (per dire...) ho scritto un capolavoro...

wow! Speriamo che quelli di Linea notte mi invitino in trasmissione, così potrò dire: 1) che il mio libro, che non ha avuto alcuna recensione, è stato il miglior libro del 2010; 2) che è molto strano che uno come D’Orrico, per il quale il successo commerciale di un libro è sempre stato l’unico vero metro di giudizio del talento dell’autore, ora sia incline a pensare che lo scrittore più bravo sia quello che ha meno stroncature, sperando però di avere qualche recensione e magari di vendere pure un milione di copie. E a questo punto allora ci toccherà per forza leggerlo, il romanzo di D’Orrico, naturalmente per stroncarlo. Di tutto punto.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica