Sgarrupato, ovvero? Quando si chiede a Marcello DOrta - oggi scrittore a tempo pieno, ieri maestro elementare nelle zone più depresse e ad alta densità criminale di Napoli, da Forcella a Secondigliano - che cosa significhi laggettivo «sgarrupato», risponde: «Io ad esempio ero un maestro sgarrupato, e per molti aspetti. Sgarrupato era lambiente dove insegnavo, sgarrupate erano le scuole, sgarrupato era lo stipendio...». E applicato alla fiabe, come recita il titolo del suo ultimo libro (Fiabe sgarrupate, Marsilio, pagg. 186, euro 14,50)? «Sgarrupato - risponde DOrta - in questo caso vuole intendere che le fiabe e le favole classiche cadono quasi in rovina così come le ho trattate, ma credo che anche i ruderi abbiano una loro bellezza, un loro fascino...».
Già, trattate, riscritte, o - come dice lautore - cambiare i connotati ai racconti: è questo lo spunto narrativo che sta alla base del libro in cui Marcello DOrta ha raccolto, riscrivendole - con un umorismo e una filosofia di vita tutta napoletana - un gruppo di fiabe (di Hans Christian Andersen, dei fratelli Grimm, di Charles Perrault, di Madame Le Prince de Beaumont - vi ricordate La Bella e la Bestia? - di Robert Browning, di Oscar Wilde e di Giovan Battista Basile) e un gruppo di favole (di Esopo, di Fedro e di Jean de La Fontaine). E naturalmente non si tratta di un inutile distinguo, essendo la fiaba un racconto fantastico dove lo straordinario e il magico costituiscono la parte dominante, senza necessariamente una morale, sebbene alla fine è sempre il Bene che trionfa sul Male; mentre la favola invece nasce con fini dichiaratamente morali, si rivolge al lettore non solo per divertirlo (o spaventarlo) ma soprattutto per migliorarlo. Non solo: mentre nelle prime i protagonisti sono sempre uomini o esseri soprannaturali (fate, orchi, oggetti magici), nelle seconde a farla da padrone sono gli animali.
E così, il maestro DOrta torna a insegnare, ri-raccontando la storia della Piccola fiammiferaia e di quella magica notte in cui «faceva un freddo terribile, un freddo tale che tutta la città batteva i denti, pure quelli da latte», e quella del Soldatino magico, e di Cenerentola, Pollicino e Biancaneve...; e quella dello zoo sapiente di Esopo e Fedro popolato da tartarughe, topi di campagna, leoni, lupi, agnelli e volpi (morale della favola daortiana: «Abbassare luva dai pergolati!»). Appunto, la morale.
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