Un cittadino è stato trovato in possesso di banconote di 50 e addirittura di 100 euro ed è stato arrestato mentre cercava di fare la spesa con il corpo del reato. Per attenuare la pena, il cittadino ha detto che avrebbe rubato la roba e non avrebbe usato denaro contante. Poi, appellandosi alle norme sugli stupefacenti, ha detto che i soldi trovati in portafoglio sono per consumo personale, non intendeva spacciarli; se li fuma e se li struscia a suo piacere, ma non li dà a nessuno. A questo l’italiano medio, dolce e piccante, è stato ridotto dopo la legge Monti che obbliga l’uso di bancomat e carte elettroniche al posto della moneta.
Capisco le ragioni spicciole per scoraggiare l’uso di liquidi che riassumiamo nella parola tracciabilità. Ma c’è una ragione di fondo, ideologica anzi teologica: obbligare il popolo a convertirsi all’economia irreale, a compiere sacrifici ed elevare canti e preghiere alle bolle speculative, all’economia virtuale ma non virtuosa, al Dio Rating. Far sparire le ultime tracce di economia reale, produrre una rivoluzione psicologica che sostituisce bond a case, spread a terreni, bande elettroniche a monete. Bisogna far sparire dalle menti ogni traccia di rapporto con la vita reale. Col paradosso che nell’epoca misurata solo dai Soldi, i medesimi spariscono, o si fanno invisibili.
E io, che piango più la perdita di una moneta spicciola che di una banconota perché sono un aborigeno legato alla fisicità e al tintinnìo, mi chino in un bacio d’addio sul santino dei 50 euro.
Come Dio.
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