Politica

Dai palazzi ai fondi comuni la strategia porta in Borsa

In un documento di 29 pagine i piani di Ricucci: creare una nuova holding del gruppo Magiste, quotarsi a Piazza Affari. Resta il nodo della scalata Rcs

Rodolfo Parietti

da Milano

È accusato spesso di scarsa trasparenza, una sorta di marchio infamante per qualsiasi uomo d’affari. E così Stefano Ricucci, salito alla ribalta con il rastrellamento milionario di azioni Rcs, ha deciso di uscire allo scoperto: la prossima settimana, probabilmente il 30 giugno, sul sito www.magiste.re.it saranno rivelati cifre e piani del gruppo più chiacchierato della primavera-estate. Chi avrà tempo e voglia, potrà perdersi in 29 pagine di documenti in cui i temi centrali sono costituiti dal ridisegno dell’organigramma, dalla quotazione in Borsa, nel 2006, di Magiste Real Estate, nonché dalla struttura patrimoniale del gruppo, forte di un patrimonio complessivo di 2,7 miliardi di euro.
A sollevare in anticipo il velo sull’operazione-vetrina di Ricucci, è stato ieri Finanza&Mercati, che ai progetti dell’immobiliarista romano ha dedicato due pagine. La risistemazione dell’assetto societario fa perno sulla creazione di una nuova società, la Magiste Holding, con un capitale sociale di 200 milioni e destinata a controllare in modo diretto gli asset immobiliari del gruppo. Tra questi, figura Magiste Real Estate. Per la controllata che opera nel settore immobiliare, il futuro fa rima con Piazza Affari: lo sbarco in Borsa dovrebbe avvenire il prossimo anno attraverso la formula dell’Ipo (offerta pubblica iniziale), mentre sarebbe stata scartata l’opzione di acquisire una società già presente sul listino. Gli investitori si ritroveranno tra le mani un’azienda con un patrimonio di poco inferiore agli 890 milioni (di cui 450 derivanti da immobili a uso direzionale).
Ma i piani di Ricucci si spingono anche verso territori finora inesplorati come quello dei fondi comuni d’investimento immobiliare. Il compito di recitare un ruolo di primo piano nel comparto, con un raggio d’azione inizialmente circoscritto agli investitori istituzionali, sarà affidato a Magiste Re Sgr, controllata al 99% da Magiste Real Estate.
Al vertice della piramide di controllo del gruppo ci sarà ancora la Stefano Ricucci Trust, dalla quale dipende Magiste International SA, in procinto di ricevere un’iniezione di risorse fresche in modo da portare il capitale dagli attuali 22 a 50 milioni. La holding lussemburghese è lo scrigno in cui sono custodite le principali partecipazioni del gruppo, a cominciare dal 18,14% di Rcs (930 milioni di controvalore), ma anche titoli estremamente «caldi» come il 4,99% di Antonveneta (417 milioni), il 4,97% di Bnl (449 milioni) e l’1,77% della Popolare di Lodi (50 milioni).
Le partecipazioni rilevanti in portafoglio valgono 1,8 miliardi, a fronte di un patrimonio complessivo di 2,7 miliardi. Dalla situazione economica del gruppo alla fine dello scorso marzo è inoltre possibile stabilire che la somma dei debiti finanziari a breve-medio termine con quelli a lungo termine ammonta a 742 milioni di euro. Tale cifra corrisponde al 42% del patrimonio netto che, alla stessa data, era superiore a 1,775 miliardi di euro.
Resta ora da vedere quali saranno le prossime mosse dell’immobiliarista romano sul versante Rcs, soprattutto dopo il pronunciamento della Consob sul codicillo anti-scalata messo a punto dai 15 rappresentanti del patto di sindacato del gruppo editoriale. Secondo la Commissione, il codicillo non può essere ritenuto autonomo «in quanto vi è un forte collegamento tra il Patto Rcs e l'accordo sia dal punto di vista soggettivo, le parti risultano identiche, sia dal punto di vista della durata che risulta allineata». Tra le altre cose, secondo la Commissione l'opzione stipulata «non sembra del tutto in linea con gli obiettivi di efficienza del mercato del controllo societario».

La posizione espressa dalla Consob è stata commentata dal Patto Rcs con una nota in cui si ribadisce la volontà di impegnarsi per la difesa dell’«autonomia, stabilità e trasparenza del gruppo».

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