Dai Silvio dimettiti, così se la fanno tutti sotto

Sono stato a Palazzo Grazioli e ho det­to al padrone di casa che a questo punto c’è solo una cosa da fare: si dimet­ta. Subito, in fretta. È l’unica cosa che davvero getterebbe nel panico un po’ tutti, dopo una settimana di baccanali per festeggiare l’evento gioioso

Dai Silvio dimettiti, così se la fanno tutti sotto

Sono stato a Palazzo Grazioli e ho det­to al padrone di casa che a questo punto c’è solo una cosa da fare: si dimet­ta. Subito, in fretta. È l’unica cosa che davvero getterebbe nel panico un po’ tutti, dopo una settimana di baccanali per festeggiare l’evento gioioso. Lo ha capito bene il rude Tonino, scarpa gros­sa cervello fino, che teme le dimissioni delCavaliere come la peste. Ma l’avran­no capito pure loro, le sinistre, i Tre Tre del Terzo polo, la Confindustria, la stes­sa Lega irrequieta, l’ufficio stampa e pro­paganda del Potere.

Dove vanno se lui se ne va a casa? Da dove ripartono, intor­no a cosa si uniscono, come fanno au­dience? Sì, magari chiederebbero un go­verno ponte nello stesso centrodestra per prender tempo. E poi, Celentano premier? Intanto farebbero i carri alle­gorici come l’europride, Bersani si senti­rebbe Lady Gaga per una sera, la gente direbbe m a che forte Lenin Gargamella, gli ha intimato di andarsene e lui se n’è andato. Vendola, su vertiginosi tacchi a spillo ne farebbe sul podio la narrazio­ne, lacrime di gioia del piccolo Walteri­no risalito dal pozzo, Fini per una sera smetterebbe di sentirsi un vuoto a per­dere. Sarebbe un tripudio di piazza, di stampa e di audience. Ma poi comince­rebbero a piangere e a maledire il gior­no in cui l’odioso tiranno ha fatto le vali­gie. Perché a quel punto, nei suoi panni, l’ho detto a Palazzo Grazioli, io me ne andrei non per finta ma sul serio. Spari­rei, andrei lontano.

Chi dice che non se ne va perché deve tutelare i suoi interes­si e difendersi dai processi, dice un’astu­ta sciocchezza, perché ormai si è capito che la sua situazione si aggrava se resta lì al governo. Se va via, magari, si disin­nesca o perlomeno si depotenzia la cac­cia. Dopo un biennio fuori rischierebbe perfino di essere reclamato di nuovo sul­la scena e non solo dai suoi. Io l’ho detto a Palazzo Grazioli, già prima dell’esito referendario.

L’ho detto a cena al padro­ne di casa, ospite gentile e principe di­screto, Lallo Caravita di Sirignano (la mamma è una Grazioli, da cui il nome del Palazzo), che abita al piano di sopra del Cavaliere. Spero che l’inquilino di sotto abbia origliato.

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