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Dai Subsonica a Cesare Cremonini È «Mondo Ichnusa» rock sulla spiaggia

Intanto solo a dargli un’occhiata, il cast del Festival «Mondo Ichnusa» raccoglie il meglio del rock in giro quest’estate: da giovedì a sabato sera Subsonica, Marlene Kuntz e Cesare Cremonini racchiuderanno tre diversi modi di intendere questa musica, forse i modi migliori e più vicini ai gusti dei ragazzi. Ma loro sono soltanto, per dire, gli «headliners», ossia quelli che suonano alle nove della sera, quando il sole sta calando. Eggià, il sole è importante perché Mondo Ichnusa (come la Ichnusa, la birra sarda d’eccezione) è un festival sulla spiaggia, sulla spiaggia bellissima del Poetto di Cagliari che si affaccia su di uno dei mari più belli del mondo. Ed è gratuito. L’anno scorso erano in sessantamila i ragazzi del Festival, un evento con i fiocchi. E in fondo questa è la nuova tendenza: rendere i concerti godibili non solo per la qualità e la logistica ma anche, perché no, per il luogo. E la spiaggia del Poetto, scusate, fa invidia a ogni altro festival al mondo. Poi naturalmente ci sono i gruppi, i musicisti, il «bill» come lo chiamerebbero a Glastonbury, il famoso festival inglese da dove, se va bene, si torna a casa imbottiti di fango e freddo. Stavolta nel Mondo Ichnusa ci sono Cremonini, Marlene Kuntz e Cremonini, e va bene. Ma contano anche i gruppi supporto, gli artisti che sono incaricati di creare l’atmosfera giusta. Bene, prima dei Subsonica ci sono i Bluztep e gli Isola Song, che sono gruppi da tenere d’occhio perché sanno il fatto loro.

E venerdì, prima che il rock cosmico, talvolta cupo, sempre ispirato dei Marlene Kuntz si attacchi agli amplificatori, arriveranno i Ratapignata con la Giamaica sarda (dalla definizione si capisce che cosa suonano) e poi Ermanno Giovanardi, che è un fenomeno di classe, uno degli artisti che con la loro autorevolezza sono riusciti - dopo anni e anni di esperienza - a conquistarsi un indiscutibile seguito di pubblico. Infine la serata di Cremonini sarà accesa dal folk rock di Almamediterranea e dagli Arawak. Insomma, una volta la Sardegna era ai confini dell’impero musicale. Una volta. Adesso molto meno, si capisce.

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