Dai telefoni bianchi ai telefoni neri

Dai telefoni bianchi ai telefoni neri

Il cinema italiano - fra i maggiori al mondo col muto - col sonoro subì una grave crisi, perché l’italiano non era lingua da esportazione. Hollywood riusciva a imporre il doppiaggio e così a conquistare - autarchia o no - maggiori aree di mercato anche in Italia. Alla rivoluzione tecnica si aggiunse la depressione economica, che sembrò annunciare l’eclisse del capitalismo. Ancora largamente agricola, l’Italia la superò con meno danni della Germania, ricorrendo a un dirigismo che assimilò il fascismo a un «bolscevismo depotenziato». Il forte intervento statale in Italia sarà però anche il modello del New Deal rooseveltiano e si concretizzerà, per il cinema, con la costituzione dell’Istituto Luce, del circuito produttivo-distributivo pubblico dell’Enic, con la fondazione del Centro sperimentale di cinematografia e di Cinecittà. A questa rinascita e ai suoi risvolti sono dedicati due recenti libri (Rosselli e Pampaloni, Il ventennio in celluloide, Settimo sigillo; Marino e Marino, L’Ovra a Cinecittà, Bollati Boringhieri) di cui Il Giornale ha scritto ieri, rilevando che cosa resti, oltre 60 anni dopo, di quella lezione. Il sistema di sovvenzioni, per esempio, consentì di formare nuove generazioni di cineasti, grazie ai quali già nel 1941 il nostro cinema diventava quello di un Paese avanzato, capace di riflettere la realtà, con una borghesia non più da operetta, con donne non più «o sante o puttane», con una guerra rappresentata più sinceramente di quanto facesse Hollywood. Fra il ’42 e il ’43 si delineava dunque già quello che sarà il cinema del dopoguerra, che farà incetta di Oscar, di Palme e Leoni d’oro, sebbene il fair play volesse che ogni cinematografia vincesse i suoi premi in trasferta.

Oggi alcune di queste realtà sono solo ricordi: gli alti incassi nel mondo sono diventati modesti e altalenanti e solo in Italia, mentre l’industria del cinema è ridotta ad artigianato del cinema, salvo i lavori su commissione che hanno reso Cinecittà - ancora una volta - la Hollywood sul Tevere.

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