Maurizio Gasparri
Qualcuno, sbagliando ed esagerando, accusa gli ex An del Pdl di contare troppo in termini di struttura e di contenuti. Altri, in particolare Veneziani, ci chiede: «Che destra siete»? Sotto coperta, chiusi in un grande contenitore, convinti che la destra abbia esaurito la sua missione?
Riconoscendomi tra i destinatari delle sue domande, senza pretese esaustive, ritengo corretto iniziare a rispondere. Il Pdl è e deve essere un grande partito di centrodestra. Se fosse un partito solo di destra non potrebbe avere gli ampi consensi già raggiunti. Al suo interno chi, come me, viene da destra e di destra si sente ha potuto con libertà, ed in ruoli non certo marginali, esprimere idee e valori che Fini aveva già abbandonato in An. Potrei ricordare la battaglia che personalmente, e non da solo, ho condotto sui diritti della persona e sulla tutela del diritto alla vita. Lo scontro sul caso Englaro è stato uno dei momenti in cui è apparsa con chiarezza la coerenza della destra e del centrodestra da un lato e la posizione laicista di Fini dall’altro. Abbiamo varato in questa legislatura norme severissime per contrastare l’immigrazione clandestina, diventata un reato. Abbiamo fatto per la sicurezza ciò che nel passato mai si era fatto: carcere duro più severo, sequestri dei beni della mafia, norme che hanno tradotto il pubblico impegno della destra per la legalità in direttive di azione concrete. Con risultati eclatanti.
Per fare queste battaglie dovremmo rimettere in piedi l’ennesimo partitino di destra? Sarebbe un errore. Dobbiamo semmai tenere unito quel mondo di destra che ha fondato insieme a Berlusconi, a tanti amici cattolici, riformisti ed a Forza Italia, il Pdl. All’interno del partito dobbiamo confrontarci e tenere vive le nostre idee. I nostalgismi li avevamo, del resto, abbandonati da tempo. E Veneziani non vuole certo riproporceli. Perché dovremmo attendere sotto coperta altre stagioni per rifondare chissà cosa? Vogliamo stare da protagonisti in un grande partito di centrodestra. E riconosciamo a Berlusconi la capacità di aver garantito a tutti noi la libertà di esprimere le nostre idee, in alternativa alla sinistra, nella coerente difesa dei valori identitari. Non possono dire altrettanto quelli che sono rimasti alla corte di Fini, costretti a subire ordini e contrordini all’insegna della confusione. Non è un caso se la gran parte del gruppo dirigente di An, quando si sono creati momenti di discussione, ha scelto la permanenza nel Pdl a strane avventure. Non lo abbiamo fatto per convenienza, ma per convinzione. Perché da un lato c’era ambiguità, subalternità alla sinistra. Dall’altro, la possibilità di essere se stessi condividendo con molti tante battaglie. Che poi si possa fare sempre di più e di meglio per rendere le nostre idee vincenti non c’è dubbio. Come? Raccordando fondazioni e associazioni, confrontandosi con intellettuali d’area, continuando un lavoro di approfondimento che tenga conto di svolte positive come quella di Fiuggi. E poi bisogna collegare i principi di libertà e autorità, rilanciare le battaglie per il presidenzialismo e la democrazia diretta, attuare il principio di sussidiarietà contro i rischi dello statalismo ma senza rinunciare al ruolo dello Stato pur in una nuova organizzazione federalista, riproporre l’identità cattolica, sostenere il ruolo della nostra Nazione nel mondo. C’è insomma molto da fare e da dire per chi è di destra nel Pdl. Altro che andare a recitare alla corte di Saviano la parte che la sinistra assegna a chi deve leggere il patetico compitino proposto qualche settimana fa.
Peraltro, non abbiamo cavalcato polemiche di tipo personale su alcuni ben noti errori comportamentali di Fini, perché abbiamo voluto concentrare il nostro impegno sugli errori politici da lui commessi negli ultimi anni di An e che ha poi dilatato negli ultimi due anni. Insomma, nel nostro futuro non c’è l’ennesimo partitino di destra, ma il rafforzamento del bipolarismo, la riforma della Costituzione, il presidenzialismo. Anche ricordandoci, tra i tanti insegnamenti di Tatarella, come guardare ad un orizzonte di centrodestra. È in questa dimensione che vogliamo vivere il nostro impegno, pronti a raccogliere nuovi stimoli, sereni per aver fatto della coerenza la nostra bandiera.
Ha ben detto La Russa di aver provato tristezza nel vedere Fini in quella foto del fantomatico Terzo polo, un po’ cattolico un po’ laicista, in cui Casini fa il capo, Sbarbati, Guzzanti e La Malfa fanno i vice e Fini l’invitato alla stregua di un Tanoni qualunque. Non è certo quello il posto della destra. Mentre noi pensiamo di rappresentarla. E lo dimostreremo con chiarezza anche nei prossimi mesi.*Capogruppo del Pdl in Senato
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