Cultura e Spettacoli

Dai vecchi giornali Usa gli indizi della fuga di Giuliano negli Stati Uniti

Nuovo colpo di scena sul caso del bandito creduto morto per 60 anni e sul quale la Procura di Palermo ha riaperto un'inchiesta nei mesi scorsi. Nel 1950, 17 giorni prima della misteriosa uccisione, il Chicago Daily Tribune diceva che era negli States

Nuovo colpo di scena nel caso di Salvatore Giuliano, il leggendario bandito accusato della strage di Portella della Ginestra creduto morto per 60 anni e che invece, sempre che sia morto, se ne sarebbe andato appena qualche anno fa, dopo aver trascorso una vita serena negli Stati Uniti, dove era fuggito protetto da Cosa nostra e dai servizi segreti a stelle e strisce. Uno storico siciliano che da anni scava alla ricerca di verità sulla vicenda, Giuseppe Casarrubea e il ricercatore Mario J. Cereghino, hanno scovato alcuni giornali americani del 1950, l'anno della «morte» ufficiale di Giuliano a Castelvetrano (Trapani). E un giornale del 18 giugno (poche settimane prima del delitto, che risale al 5 luglio del 1950), il Chicago Daily Tribune, titolava, a tutta pagina: «Il re dei banditi siciliani sarebbe sano e salvo negli Usa». E se il 18 giugno del 1950 Giuliano era negli Usa, non poteva essere il 5 luglio in Sicilia, nelle campagne in provincia di Trapani, a farsi ammazzare.
La notizia, pubblicata da «La Stampa», aggiunge un ulteriore tassello al giallo della morte del bandito. Un giallo nato subito dopo la sua uccisione piena di misteri (Tommaso Besozzi, in un celebre reportage su L'Europeo, aveva iniziato il suo articolo scrivendo: «Di sicuro c'è solo che è morto») e che ha ripreso vigore negli ultimi mesi, dopo che la Procura di Palermo ha disposto la riapertura del caso e la riesumazione della salma per anni sepolta col nome di Salvatore Giuliano, per stabilire una volta per tutte la verità. I giornali trovati da Casarrubea e Cereghino saranno presto messi a disposizione del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, che coordina l'indagine su questa intricata vicenda. Secondo i due storici, Giuliano sarebbe fuggito dalla Sicilia alla volta della Tunisia, a bordo di un peschereccio, e da lì, protetto dalla mafia e dai servizi segreti americani, si sarebbe imbarcato alla volta dell'America. Con lui ci sarebbe stato il cognato, Pasquale Sciortino, effettivamente arresta,to negli States due anni dopo, nel 1952, in Texas. La presenza negli Usa del bandito, quando il Chicago Daily Tribune pubblicò la notizia, fu smentita dal capo della Polizia di Boston e dal ministro dell'Interno italiano, Mario Scelba. Ma la storia fu ripresa anche da altri giornali. Non solo. Giusto in quei giorni, sempre negli Stati Uniti, fu arrestato il boss di Cinisi Gaetano badalamenti, che della banda Giuliano avrebbe fatto parte sino al 1947.
Insomma, il giallo si infittisce di un ulteriore tassello. Il primo esame del dna sul cadavere riesumato, per i pm, non ha dato una risposta esaustiva, anche se c'è una compatibilità con i familiari di Giuliano ancora in vita. Il mistero continua.

In attesa che nel 2016, su quella strage e sul bandito dei misteri, cada il segreto di Stato.

Commenti