DaimlerChrysler, finisce l’era di Schrempp

DaimlerChrysler, finisce l’era di Schrempp

Nicola Brillo

da Milano

Finisce l’era di Jürgen Schrempp alla DaimlerChrysler. Il top manager tedesco, amministratore delegato del colosso automobilistico, ieri mattina ha dato le dimissioni. «Ha deciso di lasciare di sua volontà, dopo un colloquio con il consiglio di amministrazione», è stata la conferma dall’azienda di Stoccarda.
Schrempp non porterà così a termine il contratto valido fino al 2008: alla fine dell’anno lascerà la poltrona di numero uno a Dieter Zetsche, attuale capo della Chrysler negli Stati Uniti, che a sua volta sarà sostituito nel Michigan da Thomas Lasorda. Con Schrempp tramonta il mito nato negli anni 90 della «Welt AG», ovvero la creazione di una gruppo industriale di dimensioni planetarie. Da sempre considerato un manager inflessibile, soprannominato «Die hard» (Duro a morire), Jürgen Schrempp, 61 anni, è stato l’ideatore della fusione automobilistica con gli americani del 1998. Le grandi ambizioni di costruire un colosso che unisse tradizione Usa e tedesca si sono scontrate con risultati non sempre all’altezza. Otto anni al comando, che non gli hanno risparmiato critiche. Il caso più seguito dai media è stato, anni fa, quello relativo al fallimento nel test dell’alce della Mercedes Classe A, e con il conseguente richiamo dal mercato delle autovetture. Nel 2004 gli utili del Mercedes car group sono scesi del 47%, mentre la concorrente Bmw ha superato la Stella, per la prima volta, nelle vendite in Europa. E arriva anche la «retrocessione» nella graduatoria, stilata dall’automobile club tedesco Adac, nella soddisfazione dei clienti. Superata anche da Skoda, Mazda e Renault. Nello stesso anno sono state richiamate in fabbrica ben 680mila vetture per porre rimedio a problemi tecnici. A questo si somma l’insuccesso della Smart (fenomeno soprattutto italiano) e della ForFour, oltre alle mancate nozze con Mitsubishi. Schrempp è considerato in patria «il manager tedesco più americano degli americani», per la sua disinvoltura nel tagliare costi e posti di lavoro, rifiutando la «consuetudine» della concertazione, cara al capitalismo renano. Ma tutto questo non è stato sufficiente. Azionisti e fondi di investimento da tempo chiedevano la sua testa. E ieri la Deutsche Bank ha venduto 1,38 miliardi di azioni DaimlerChrysler in suo possesso.

All’annuncio della «resa» di Schrempp, le Borse hanno registrato rialzi record: ieri a Francoforte il titolo è cresciuto dell’8,48% (39,4 euro), mentre a Wall Street, a metà seduta, il titolo ha segnato più 10% (47,71 dollari). Le dimissioni di Schrempp hanno fatto passare in secondo piano i dati trimestrali del gruppo, migliori rispetto alle stime. L’utile netto è infatto salito del 28 per cento.

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