La Dakar ha stancato; della Dakar si parla solo se vince un italiano o muore un pilota. Questo si diceva e si dice sulla corsa più dura e affascinante di sempre. Sono ventinove anni che si ripete la solfa e sono ventanni che il suo creatore, Thierry Sabine, si è involontariamente immolato per la propria cratura: durante ledizione 1986, lelicottero su cui viaggiava finì nel mezzo di una tempesta di sabbia e si schiantò. Da quel giorno, il suo nome è stato aggiunto alla lista delle vittime del raid: ne conta 23, lultimo macabro aggiornamento risale al gennaio 2006.
Ma la Dakar non ha stancato, anzi, resta nel cuore di chi si iscrive, «di chi ogni anno torna spossato e distrutto, e dice non la farò mai più e dopo una settimana fa già il conto alla rovescia per ledizione successiva» spiega Miki Biasion. Il veneto due volte campione del mondo rally, nel 1988 e 89, da domani affronterà, al volante di una Panda, i 7.915 km di sabbia e dune e massi e pericoli. Sì, proprio quella: la piccola, simpatica utilitaria che tutti noi conosciamo bene. «Il sito della nostra spedizione è pieno di messaggi di appassionati o semplici possessori di una Panda; cè chi scrive non ce la farete mai e chi la pensa allopposto, insomma - spiega Biasion - questa nostra avventura fa discutere, piace. Quando correvo per squadre favorite (è la settima Dakar per Miki), tipo la Mitsubishi, nessuno mi domandava come va?, adesso mi ferma anche il fruttivendolo, ehi, mi dice, o saputo che ci prova con la Panda, lo sa che io ce lho da una vita e scarico cassette di frutta tutte le mattine...».
Miki Biasion è lunico italiano a quattro ruote ad aver domato lAfrica: limpresa gli riuscì due volte, quando nel 1988 e 89, dominò il Rally Safari, la prestigiosa prova valida per il campionato mondiale. «E alla Dakar ci sono arrivato vicino, nel 2003, ero secondo allarrivo, poi mi hanno retrocesso per un una rottura».
Dato che in Fiat tenevano molto a far le cose per benino, la Panda 4x4 di Biasion e del suo navigatore, il compagno di tante sfide, Tiziano Siviero, è derivata dalla serie, «un mille e tre diesel da 105 cavalli, è stato solo potenziato il motore originarimante di 70 cv - spiega Claudio Berro, responsabile delle attività sportive del gruppo torinese e per una vita alla Ferrari - Per il resto abbiamo rinforzato le parti più sollecitate». «La nostra sarà una sfida-simpatia, ma credeteci, non vogliamo fare la figura di Fantozzi» aggiunge Biasion; «... certo, quando ieri ho parcheggiato la mia Panda di fianco a uno dei camion impegnati nella corsa, mi sono sentito piccolo piccolo, eravamo grandi come una delle loro ruote.
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