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D'Alema ora fa il professore: "Potrei spiegare a Monti come si fa a ridurre il debito"

Massimo D'Alema si candida come consulente del nuovo premier: "Ho detto a Monti che se vogliono sapere come si fa siamo disponibili a un’audizione". Pure Prodi dispensa la sua lezione a un giornale ceco: "La crisi? Colpa di Berlusconi"

D'Alema ora fa il professore: "Potrei spiegare a Monti  come si fa a ridurre il debito"

Adesso sono tutti professori. Non bastava la componente accademica presente nel nuovo governo. Ora sono tutti pronti a dispensare lezioni, ricette e soluzioni. Soprattutto a sinistra. Il nuovo maestro si chiama Massimo D'Alema, il quale, durante un lectio magistralis (quale migliore occasione se non questa) tenuta all'università di Kore di Enna, ha rivendicato con vigore la stabilità economica e la salute dei conti pubblici mantenute dai precedenti governi economici.

Ma per valutare l'obiettività (o la saccenza) del presidente del Copasir bisogna partire dalla fine. Da quella sua frase conclusiva, applaudita con fragore dalla platea e diretta al governo Monti. "Se vogliono sapere come si fa, siamo pronti a spiegarlo". La battuta è riferita alle modalità di riduzione del debito pubblico. E arriva dopo l'elencazione di tutti gli obiettivi, in materia di conti pubblici, ottenuti dai precedenti governi di centrosinistra.

"Non è giusto dire che le responsabilità sono della politica tutta. Il debito pubblico italiano era costantemente calato fino al 2000, ha ricominciato a crescere dopo il 2001, non dico chi c’era al governo; salvo che nel periodo tra il 2006 e il 2008 quando è calato nuovamente", rivendica D'Alema che poi, non pago, aggiunge: "La spesa pubblica nel 2000 era del 46% del Pil, contro il 53% di oggi, malgrado ci fossero 10 punti in più per il Mezzogiorno e ci fossero più soldi per sanità e istruzione. In quell’anno raggiungemmo questa soglia minima, la più bassa degli ultimi 40 anni e il governo stanziò più soldi per scuola e sanità. Ho detto a Monti che se vogliono sapere come si fa siamo disponibili a un’audizione".

Insomma, è la solita storia della sinistra migliore della destra e di Berlusconi peggiore di ogni altro leader. Non conta che ci sia stata una crisi economica di mezzo, così come non si capisce come mai, visti i risultati splendenti citati da D'Alema e ottenuti dai governi di centrosinistra, questi stessi governi siano implosi. Ma questa è un'altra storia. Di sicuro, al momento Mario Monti non si è detto disponibile ad ascoltare la teoria economica di D'Alema. 

Come se non bastasse, il presidente del Copasir ha dimostrato pure di conoscere i motivi che hanno provocato la crisi: "Il primo è la mancanza di regole nel mondo finanziario. La finanza mondiale è senza regole, è un mostro. Il secondo fattore è il deficit di innovazione tecnologica. A fronte dell’esercito di lavoratori sotto costo dei paesi emergenti è stata trascurata l’innovazione della forza lavoro europea. Il terzo fattore è determinato dalla crescita delle diseguaglianze sociali e dell’impoverimento della classe media".

Non parlategli di complotti franco-tedeschi nei confronti dell'Italia. Per D'Alema bastava una guida politica tale da farsi invitare al tavolo europeo. "Credo che il governo Monti sia un bellissimo segnale dopo le ostilità verso l’Europa e il fastidio provinciale che il governo precedente provava verso Sarkozy e la signora Merkel. Ora a quel tavolo ci saremo anche noi".

Tanto per non farsi mancare nulla e rimanere sull'attualità, D'Alema ha pure fatto un accenno a quel pizzino che Enrico Letta ha mandato al neo premier Monti. E indovinate cosa ha detto? "Io ritengo che in Parlamento si potrebbe essere liberi, senza essere spiati". Figuriamoci, nulla di nuovo.

Anche il Professore per eccellenza, Romano Prodi ha dispensato la sua lezione, addirittura a un giornale ceco. Al contrario di D'Alema però, per lui i motivi della crisi non sono tre, bensì solo uno: Berlusconi.

"Senza gli errori che ha commesso da premier, l’Italia oggi non sarebbe sotto l’attacco dei mercati finanziari, se il premier diventa soggetto di vignette satiriche e di gag televisive, si perde l’immagine di Paese serio e moderno".

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