Dall’aut-aut del maestro Abbado al gran rifiuto di Palazzo Marino

L’idillio verde è finito. La storia d’amore tra il sindaco Moratti, l’architetto Renzo Piano e il maestro Claudio Abbado è sfumata tra incomprensioni e botta e risposta sui giornali. Al centro i 90mila alberi che il maestro Claudio Abbado aveva chiesto ormai più di un anno fa come cachet per il suo ritorno, dopo 24 anni di assenza, sul palco della Scala. All’indomani delle dichiarazioni di Letizia Moratti che si è detta «molto amareggiata» per l’incomprensione creatasi tra il comune e l’architetto genovese, è Renzo Piano a prendere la parola. Il sindaco ha affermato: «Quel progetto Piano non ce l’ha regalato, ci ha chiesto un milione di euro. Come sindaco, io devo indire una gara per commissionare un lavoro. Senza contare che piantare quegli alberi costa 13 milioni e mezzo di euro».
«Non è vero, è semplicemente falso. E il sindaco dovrebbe saperlo. Io non ho chiesto nulla, è indecoroso e ingiusto essere messi alla berlina in questa maniera».
Com’è andata allora, architetto?
«Io mi sono messo a disposizione per disegnare un progetto per i 90mila alberi chiesto dal maestro Abbado come cachet, ma è sempre stato chiaro e scritto - è scritto in tutta la corrispondenza - che il progetto era gratis».
E i costi di cui si parla?
«Beh, i costi per la realizzazione dell’opera e per la piantumazione degli alberi dipendono dai bandi di gara e dagli appalti, ma è un’altra questione. Insisto, io ho regalato il mio progetto - come ho detto sin dall’inizio al sindaco - non capisco come sia potuta venire fuori questa lettera in cui io avrei chiesto un milione di euro per un progetto che ho sempre detto che avrei regalato a Milano. Non capisco nemmeno come si possa avere il coraggio di dire una cosa del genere».
Non le dispiace che non verrà realizzato?
«L’amministrazione è libera di fare le scelte che vuole e io le rispetto».
Il sindaco Moratti ha ribadito anche due giorni fa di «pensare che sia meglio piantare 200mila alberi in periferia che 3500 in centro a quel prezzo» ovvero 13 milioni e mezzo.
«Ma quel progetto non prevede alberi solo in centro, anzi il 90% delle piante previste sono destinate alle periferie».
Il Comune di Milano come tutti gli altri comuni d’Italia, si trova in forti difficoltà economiche che costringono spesso a rinunciare a bei progetti per mancanza dei fondi. Palazzo Marino aveva posto come condizione per il via libera l’impegno da parte di sponsor privati a coprire i costi dell’operazione.
«Veramente l’amministrazione ci aveva chiesto di trovare degli sponsor per coprire le spese degli studi tecnici, ovvero le perizie per verificare la presenza e la localizzazione di impianti nel sottosuolo e i sottoservizi».
E non per la piantumazione degli alberi?
«No, ci era stato detto che i finanziamenti necessari per la piantumazione dei 90mila alberi erano già stati stanziati nel “Piano del verde” del Comune. Questo era l’accordo».
Si era parlato anche di Banca Intesa come capofila di una cordata di finanziatori disponibili a coprire i costi. Sembra che siano si siano sfilati dall’operazione...
«Temo di sì, penso per via del clima un po’ confuso».
Anche la Coca-Cola si è detta disponibile a collaborare.
«Sì, me lo hanno detto».
A chi spettava trovare uno sponsor?
«Il Comune aveva assicurato che i fondi erano già stati stanziati con il “Piano del verde”. Io faccio l’architetto, non il contabile».


Che impressione ha avuto durante gli incontri con il sindaco, era convinta del progetto?
«Non lo so, evidentemente non abbastanza».
Come si sente?
«Amareggiato e deluso, ma rispetto le decisioni dell’amministrazione».
Lei sarebbe disponibile a ricucire i rapporti con il Comune?
«No, per me è chiusa e strachiusa».

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